Regia di Amos Gitai vedi scheda film
Se questo è il miglior film di Gitai, come dicono, sono lieto di non averne visto altri: irritante, nel suo moralismo rovesciato e molto più celodurista: secondo questo film i fanatici ortodossi sarebbero pressoché impotenti o comunque incapaci di fottere, e tutto il problema si riduce al sesso, come e con chi. Tutt'altro che sguardo "pudico" (Morandini), a me pare quasi morboso. Comunque almeno Meïr sembra vittima della legge non meno della moglie Rivka, che anzi sembra accettarla con maggiore convinzione, senza cenni di protesta. Ma il tutto è superficiale, parziale e incoerente come messaggio, stucchevole, ripetitivo e irritante, se pur non noioso, nonostante la voluta lentezza, come resa cinematografica. L'efficacia critica, dove c'è, è intrinseca ai fatti, peraltro estremi e limitati ad ambienti ristretti: ben più diffusi nel mondo mussulmano o in quello cristiano o di altre religioni o del marxismo. Non vedo pregi di regia.
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