Regia di Antonio Capuano vedi scheda film
TORINO FILM FESTIVAL 38 - FUORI CONCORSO
"Io ormai sono come una pianta, ma non faccio né fiori né foglie"
Maria è una quarantenne napoletana che lavora come spazzina, nonostante la laurea ed una cattedra da assistente non retribuita che tuttavia le permette di acquisire punteggio per un futuro collocamento in ruolo.
Sua madre è ormai una donna vecchia e rattristata dagli eventi, muta nel suo dolore che l'ha vista trasformarsi in vedova poco più che ventenne, quando il marito, carabiniere anche lui ventenne, venne ucciso da alcuni militanti di sinistra a metà anni '70, due mesi prima della nascita di Maria stessa.
Ora che l'assassino del padre è stato rilasciato in libertà e vive a Milano con la propria compagna, Maria decide di raggiungerlo, per cercare di parlargli; per cercare di capire, e magari per cercare una vendetta che, fino a quel momento, pare l'unica azione permessa a chi è nata orfana e vittima degli eventi.
Da una drammatica storia di vita vera, e grazie alla ostinazione del bravo regista Antonio Capuano, deliberatamente intenzionato a ricavarci una storia per il cinema, Il buco in testa ci racconta di rancori pienamente giustificati e di premeditate tardive vendette che il tempo finisce per consumare o trasformare in qualcosa di diverso.
Antonio Capuano, gran bravo regista partenopeo purtroppo quasi mai valorizzato come meriterebbe (ma il suo curriculum di tutto rispetto è in grado di parlare da sé) ha il gran merito di non edulcorare vicende né tanto meno i personaggi, nessuno dei quali punta ad accattivarsi la simpatia del pubblico, quanto a portare avanti un suo discorso a difesa delle proprie posizioni, prese in passato - nel caso dell'estremista di sinistra, pentito del suo gesto, ma non più di tanto propenso a non motivare le ragioni del suo atto spropositato ed ignobile, ovvero accollate automaticamente per il solo fatto di essere risultata stata messa al mondo, come è capitato a Maria.
Un personaggio, quest'ultimo, a cui l'ottima Teresa Saponangelo (in grado di dar vita ad una vera e propria metamorfosi anche fisica del suo personaggio che risulta strabilisnte) è in grado di conferire una fragilità ed assieme una fierezza in grado di renderlo l'elemento determinante e risolutivo di un film forse qua e là affastellato da sin troppi personaggi che tentano, a volte anche maldestramente, di inserirsi in modo anche troppo impetuoso in una vicenda già di suo meritevole di attenzione.
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