Regia di H. C. Potter vedi scheda film
Il proprietario di una nave-bisca, per sfuggire il richiamo alle armi, assume l’identità di un marinaio morto: vorrebbe continuare a fare i propri affari, ma si trova invischiato nelle attività di raccolta fondi di un comitato femminile per il sostegno alle spese belliche. Nonostante l’ammiccante titolo italiano, il film non c’entra nulla con La dama e il cowboy (1938) diretto dallo stesso H. C. Potter, né per la trama né per gli interpreti. È un oggetto bizzarro: formalmente, la solita commedia sentimentale in cui un mascalzoncello simpatico e una ragazza di buona famiglia si incontrano e fanno un po’ di baruffa prima di mettersi insieme; tuttavia l’ambientazione cronologica (la guerra è lontana ma onnipresente) corregge il tono in modo decisivo. Cosicché ne viene fuori un ibrido, troppo serio per una commedia e troppo brioso per un film di propaganda; anche se poi il connubio fra queste due anime produce un momento insolitamente alto, la lettera della madre del marinaio morto che racconta l’invasione tedesca. Certo, Cary Grant non avrebbe potuto spacciarsi per greco neanche a un ballo mascherato, ma siamo pur sempre a Hollywood; quanto al suo improbabile gergo, che sembra quello dei paninari anni ’80, è solo l’effetto nefasto del doppiaggio.
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