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Tyson

Regia di Uli Edel vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Tyson

di GIMON 82
4 stelle

Recentemente ho acquistato "True,la storia della mia vita" biografia completa dell'ex campione di boxe Mike Tyson.Un libro interessante,ricco di aneddoti sulla vita controversa d'un giovane nato nell'inferno del ghetto new-yorkese,risollevatosi da esso grazie alla boxe.
Uno script forte nei contenuti,da cui trarre riflessioni sulla vita ricca di ombre,tormenti e lacerazioni d'un campione in lotta perenne coi demoni interiori.Leggendo "True" mi sono incuriosito sulla vita martoriata di un grande boxeur "figlio della strada" e curiosando in rete ho "scovato" questo semisconosciuto film.

Il regista tedesco Uli Edel  autore di film come "Noi i ragazzi dello zoo di Berlino" (1981) e la "Banda Bader Meinhof" (2008) si dedica alla vita del pugile Mike Tyson girando un opera spietatamente televisiva.
Girato nel 1995 quasi in parallelo alla condanna per stupro di Tyson,il film ripercorre circa 20 anni di vita dell'ex campione.
Si parte dalla periferia new-yorkese di Bronswille e alle malefatte d'un piccolo teppista di colore,il piccolo Mike è ritratto come un bimbo violento,ma sensibile nella passione  dell'allevamento di piccioni.
Un immagine in linea con la biografia del pugile,ma in netto contrasto con la durezza d'una vita ritratta da Edel a mo' di videoclip  "gangsta rap".
Le incongruenze riguardano sopratutto lo scorrimento degli eventi,manca un approfondimento dei personaggi,sopratutto di Tyson, ritratto come un giovane "mansueto" e violento quasi per "necessita'",come difesa  contro uno spietato mondo esteriore.L'unico in grado di tenere testa alla "virtu' " d'un opera cinematografica è il grande George C. Scott nei panni del leggendario mentore/allenatore di Tyson Cus D'Amato.
Scott imprime con mestiere l'intensita' giusta che serve a calarsi nel difficile e burbero personaggio di D'Amato.
Il resto è tutto nella prevedibilita' d'una regia piatta,che svolge il compitino senza scendere in profondita'.
Una vita fatta di estasi e abisso come quella di Tyson meritava senz'altro una maggiore attenzione nel delinearne i tormenti  interiori,scavandone in profondita' anche nella controversia degli eventi clou della sua vita.
Qui invece siamo dalle parti d'una pellicola marginale,che non ci restituisce il vero Tyson,negandoci dell'empatia coi personaggi.
E' irrimediabile il  confronto con  il libro  appena letto,pagine che lasciano col fiato sospeso e fanno riflettere amaramente sui condizionamenti che ci da il nostro luogo di nascita.
Quella di Tyson è un esistenza amara,fatta di cadute e resurrezioni,dove demoni come alcol,droga e sesso sfrenato fanno capolino in ogni angolo mettendo il suo uomo Ko.
Qui nemmeno l'ombra di tutto cio',ma solo un minimo e superficiale accenno,che non aiuta a capire l'intensita' e il contradditorio  celati anche dietro le azioni piu' turpi.
Edel si limita a descrivere la superficie delle cose,servendosi d'un cast che a parte il grande Scott (che peraltro appare nella prima mezz'ora) è impalpabile.
Peccato per un film che lascia l'amaro in bocca,"Tyson" non scende a patti con lo spettatore, rimanendo freddo e distante,dannatamente videoclipparo nel ritrarre eccessi sfrenati che purtroppo non paiono manco tali.
Una delusione autentica per il ritratto d' una vita amara che ha diviso tra detrattori e non,non sta a noi giudicarne i limiti,ma perlomeno un film come questo ci avrebbe aiutato a capire lo sfascio interiore d'un talento sregolato.........

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