Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Piccolo prodigio al contrario: laddove un attore non professionista, piano piano, a Dio piacendo e piacendo anche al sistema cinema, si fa le ossa e comincia a diventare attore, con Soderbergh attori affermati e riconosciuti come tali, balbettano e si muovono come un bambino al saggio di quinta. Nessuno stupore: dai tempi di “Sesso, Bugie e Videotape” che lo fece esplodere, anche Soderbergh regredisce con questo “The Limey” a livelli infantili (oddio... lo dico con ottimismo... l’alternativa sarebbe solo una grave malattia degenerativa del sistema cognitivo), e crea una narrazione filmica inconcepibile per ogni epoca possibile (neonatale quanto senile), basata sulla (e non percorsa dalla) dalla confusione consapevole e colpevole, fondata su una sceneggiatura quasi ridicola (i personaggi di contorno??? ce n’è uno che uno che abbia un senso e un peso???).
Confusione volgarmente reiterata da una colonna sonora che alterna il rock degli anni d’oro con un tappeto di pianoforte stile B-movie filone horror, e che fa saltare sulla sedia alla spasmodica ricerca del tasto Stop sul telecomando.
Stop, vi prego. Stop a film come questi.
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