Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Wilson è un inglese che ha appena terminato di scontare nove anni di carcere per rapina a mano armata, parte alla volta di Los Angeles per vendicare la morte della figlia Jenny, morta in circostanze misteriose. La versione ufficiale parla di caduta da un burrone in seguito ad un incidente stradale, ma Wilson non ci crede e intende farsi dire la verità da Terry Valentine, l’ex amante della figlia, un ricco impresario discografico coinvolto in torbidi traffici. L’inglese indaga il passato recente di Jenny attraverso Elaine, un’amica attrice di soap e l’ispanico Eduardo, con il suo aiuto avvicina Terry durante un party uccidendo un bodyguard come avvertimento. Valentine sentendo il fiato sul collo dell’indisturbato vendicatore si sposta con la scorta al completo in una villa sull’Oceano, qui ci sarà la definitiva resa dei conti. Orson Welles diceva che buona parte di un film si concepisce e si realizza al montaggio, Steven Soderbergh si rifà a questo principio e L’INGLESE ne è piena espressione. La trama, infatti, vecchia e risaputa è un pretesto per costruire un thriller particolare, affascinante e fortemente stilizzato sul tema della vendetta. Il regista si sbizzarrisce in un numero imprecisato di inquadrature e fotogrammi, flashback e flashforward, svariati posizionamenti di camera assemblati in maniera mirabile da un montaggio caleidoscopico e post-moderno. L’INGLESE, poi, è stato costruito in funzione dei due interpreti principali, Terence Stamp (Wilson) visto in pochi ma significativi film come TOBY DAMMIT di Fellini e TEOREMA di Pasolini e Peter Fonda (T.Valentine), il mitico “Capitan America” di EASY RIDER di D.Hopper. Soderbergh, inoltre, omaggia il primo riproponendo alcune scene da POOR COW del 1967 di Ken Loach in un singolare utilizzo del flashback. Entrambi, Stamp e Fonda in questa pellicola, rivivono una nuova giovinezza cinematografica. THE LIMEY, titolo originale che significa suddito di Sua Maestà Britannica, si sottrae dal pericolo dell’esercizio di stile fine a se stesso visto in altre pellicole del regista, avvince e convince senza calare mai di ritmo dall’inizio alla fine.
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