Regia di Giacomo Campiotti vedi scheda film
Tre storie d'amore difficili, sofferte, che vanno contro ogni ostacolo: fra un'infermiera e un soldato nell'Africa di fine Ottocento; fra due musicisti, lei francese e lui russo, durante la seconda guerra mondiale; fra due adolescenti ai giorni d'oggi, con la ragazza che va a trovare il ragazzo all'ospedale, perchè lui è in coma.
Coproduzione italo-francese con cast internazionale ed evidenti ambizioni alte, Il tempo dell'amore restituisce nelle immagini ciò che il suo titolo promette: banalità ben assortite, toni scialbi e facilmente melensi, pur con una messa in scena assolutamente dignitosa. Campiotti non è d'altronde l'ultimo arrivato: già assistente di Monicelli e regista di due pellicole non passate inosservate quantomeno dalla critica nostrana (Corsa di primavera, 1989, e Come due coccodrilli, 1994), dietro la macchina da presa sa muoversi, anche se in questo caso la pecca principale del suo operato risiede nell'insipida scelta di contenuti. La sceneggiatura firmata dallo stesso regista e da Alexandre Adabachian mette insieme tre episodi distanti per epoche storiche e luoghi di svolgimento, ma accomunati dall'idea che l'amore vince su tutto; ma il risultato è una macedonia narrativa di scarso sapore. Nel cast, fra gli altri: Juliet Aubrey, Ciaran Hinds, Natacha Regnier, Lino Capolicchio, Caroline Carver. Campiotti ritornerà alla regia tre anni più tardi per un'operazione-kolossal di respiro internazionale ancora più marcato: Zivago (2002). 4/10.
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