Regia di Ben Wheatley vedi scheda film
Il pianeta è afflitto dalla presenza di un virus che ha già decimato parte della popolazione mondiale.
Uno scienziato di nome martin Lovery è stato incaricato a tal fine di avventurarsi in un avamposto sperimentale ai confini di un fitto bosco per studiare alcune prove che una sua collega ed ex fiamma ha elaborato nel frattempo.
Per fare ciò l'uomo viene accompagnato da una guida di nome Alma, che dovrebbe aiutarlo ad orientarsi nel punto in cui l'ex fiamma dell'uomo ha trovato delle spore di un misterioso fungo che potrebbe costituire la soluzione, o quanto meno la spiegazione, alla pandemia che ha condannato il pianeta.
Cammin facendo lo scienziato viene a conoscenza dalla donna di alcune oscure leggende che riguardano un pericoloso spirito che si dice vaghi tra quei boschi.
Non proprio a caso nella notte i due vengono attaccati da qualcosa di misterioso, rimanendo anche feriti.
Troveranno soccorso grazie all'incontro con un taciturno cacciatore che, tuttavia, manifesterà atteggiamenti assai contraddittori, fino a rivelarsi il più pressante pericolo che i due hanno di fronte.
Ben Wheatley abbandona i fasti un po' artificiosi del suo precedente, scintillante ma anche non proprio necessario remake Rebecca, e si dedica, in piena pandemia da Covid 19, a dirigere un piccolissimo film costruito in sole due settimane con un budget irrisorio, tutto incentrato sulla necessità di puntare sulle suggestioni di un male misterioso, e di presenze ancora più letale, forse connesse alla crisi globale che ha pervaso la vita sul pianeta, ma forse anche fonte di un ritorno alla legge della giungla, alimentato ed incoraggiato dal venir meno di molte regole e doveri di una società che non si può più considerare civile vista l'urgenza che ha reso ognuno libero di andare incontro ad un suo destino.
Che In the earth sia un film concepito e girato al risparmio appare piuttosto evidente dalla confezione, che tuttavia si porta dietro una certa atmosfera mortifera degna di del celebre, insuperato sceneggiato anni '70 con Glenda Jackson che fu I sopravvissuti.
Certo poi quando la vicenda si sposta sin troppo sul mistero di suoni condizionanti e disturbanti, tutto diviene davvero troppo impalpabile e teorico per convincere davvero, e l'horror, che non si avvale nemmeno di interpretazioni memorabili da parte degli anonimi attori protagonisti, perde via via parte del suo mordente infiacchendosi verso una soluzione che non fornisce risposte in linea con le attese maturate durante il corso della concitata vicenda.
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