Regia di Alex Winter vedi scheda film
Molto difficile valutare un documentario. Non ci sono recitazione, sceneggiatura, fotografia, scenografia, costumi e, per assurdo in questo caso, nemmeno colonna sonora da giudicare. Quindi dipende tutto da chi o che cosa si racconta. Ciò che questo documentario non dice allo spettatore (comprensibilmente) è che Frank Zappa ha avuto una produzione strana, a differenza di altri mostri sacri: Beatles, Rolling Stones, Who, Led Zeppelin hanno avuto mediamente una produzione di livello molto alto, pur con notevoli cadute e flop concentrati ovviamente nell'ultimo periodo della loro attività. La produzione di Frank Zappa, oceanica, invece è per il 10% nell'Empireo della musica, tra i capolavori assoluti, per il 30% è accettabile, ma non trascendentale, mentre il restante 60% sfiora la spazzatura, insulse parodie di canzoni doo wop o sproloqui, o happening senza senso. In altre parole, se un neofita sceglie a caso cinque, dieci album di Frank Zappa, rischia di ritrovarsi in mano altrettante schifezze e non capire perché qualcuno lo consideri un genio. Ebbene, il maggior difetto di questo documentario è di dedicare troppo spazio ai suoi periodi peggiori, per esempio alla formazione con Mark Volman e Howard Kaylan, una delle più deludenti della carriera del de cuius, ma pochi secondi al periodo Roxy And Elsewhere e addirittura zero tempo a Hot Rats, Grand Wazoo, Waka Yawaka, Overnite Sensations, Apostrophe, One Size Fits All, Studio Tan e Joe's Garage, in assoluto le cose migliori che abbia mai fatto, ma che sono una minuscola parte del suo catalogo. Del resto, uno dei peggiori difetti del baffuto chitarrista è stato proprio non capire dove erano i propri punti di forza e invece dove fossero i difetti, tanto che con l'evoluzione della tecnologia, nella sua musica invece la qualità del suono, dei missaggi e delle incisioni è precipitata a livelli imbarazzanti, così che dall'inizio degli anni ottanta fino alla fine, a parte gli album orchestrali sui quali non è intervenuto, nei suoi album si trova una qualità sonora infinitamente inferiore a quella della fine degli anni sessanta. E' stato, a tratti, un grandissimo compositore e arrangiatore, uno strumentista molto discutibile, un uomo libero e indomito che non ha mai temuto di scagliarsi contro il potere, e questo è stato uno dei suoi meriti maggiori.
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