Regia di Gianni Amico vedi scheda film
Un giornalista si appassiona al caso di un ragazzo, internato in manicomio in modo poco chiaro ma probabilmente sano.
E' una pellicola interessante e con potenzialità – visto che l'argomento può interessare, credo, chiunque – e Amico mostra le sue doti di regista, ma anche commette degli errori che compromettono l'operazione. Mi sento proprio di chiamarli così, tanto sono chiari ed appariscenti. Perché, ad esempio, inserire certe scene lunghe e incomprensibili in un film d'inchiesta, mentre si segue con piacere la trama? Una è il lungo dialogo senza senso tra il protagonista e il ragazzo sulle scale del manicomio (piano sequenza!), o quest'ultimo che ascolta musica jazz e mima un giocatore di pallone per svariati minuti (altro piano sequenza frontale!). Un altro problema è l'atteggiamento del protagonista verso la moglie, che non viene chiarito dalla sceneggiatura. La disprezza, e a momenti è sadico con lei, ma è qualcosa che rimane campato per aria e non sviluppato.
Altri momenti, forse la maggioranza, sono ben girati e sostenuti dagli attori. La soluzione del mistero non c'è, o forse viene solo allusa, ma può essere immaginata da ciascuno come più gli pare.
La trama (tratta da una storia vera) porta alla luce il fatto che i manicomi, a volte, possono rappresentare un modo per liberarsi di qualcuno (sano), da parte di parenti o conoscenti senza scrupoli, per i più vili motivi.
Depurato dagli errori e sceneggiato un po' meglio, sarebbe stato un bel film c'inchiesta, teso ed avvincente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta