Regia di Gianni Amico vedi scheda film
Una lettera avverte un quotidiano del fatto che all'interno di un ospedale psichiatrico genovese risulta rinchiuso un ragazzo perfettamente sano di mente. Un giornalista va a indagare sul posto e conosce così l'Americano, il ricoverato, e il professor Antoniutti, direttore della clinica.
Nel corso degli anni Settanta Gianni Amico girò vari lavori per la televisione di Stato, il primo dei quali in ordine cronologico è questo L'inchiesta; un film non facile, di impegno civile, con ottimi nomi nel cast e un budget più che dignitoso, eppure senz'altro non riuscito. Se la forma è piuttosto sgraziata (l'audio in presa diretta è molto sporco, gli interpreti non sono seguiti adeguatamente e spesso recitano ciascuno per sé), quantomeno i contenuti risultano in un primo momento intriganti; la sceneggiatura di Amico e di Bernardo Bertolucci, con la collaborazione di Enzo Carrà, parte infatti accumulando un mistero e una tensione che dilapida però malamente e in fretta, fino all'esplosione finale che arriva però troppo tardi. Interessante senz'altro l'idea di parlare di manicomi nel 1971, sette anni prima della legge Basaglia; fra gli attori vanno citati Claudio Camaso (Volonté), Anne Wiazemsky, Joel Barcellos (questi ultimi due costretti a recitare in un italiano di cui palesemente non comprendono a fondo il senso: forse il doppiaggio era necessario qui), Hans Caninenberg e, in una particina, Paolo Bonacelli. Buone le intenzioni, modesto il risultato. 4/10.
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