Regia di Caleb Burdeau vedi scheda film
Film minimalista, quasi amatoriale, recitato alla paesana ad eccezione del solo caso di Rodolfo (bravo Marcello Prayer, di chiara impostazione teatrale, mentre è invece poco convincente l'apporto troppo amatoriale dell'altro protagonista Moamer Kasumovic nel ruolo del fotografo bosniaco in fuga dalla "sua" guerra). Dopo una prima mezz'ora troppo da cartolina che si aggira pigramente tra gli stereotipi delle bellezze italiane (Venezia, Roma, gli scorci...), una volta traslocato nella ruvida Puglia il film comincia a trovare una sua identità ed una sua struttura e, tenuto conto dell'aridità oggettiva del contesto, comincia a cogliere qualcosa di interessante.
Filosofico e di pensiero, "Nasumice" (termine slavo che traduce correttamente il titolo all'italiana) lascia forse un po' perplessi sul fatto che si scelga lo "strumento cinema" per esprimere certi concetti, quando forse altre tecniche molto più sintetiche (bella infatti, più di ogni cosa, la poesia letta didascalicamente in apertura di pellicola) che sarebbero forse più consone.
Film che comunque, anche solo occasionalmente e per pochi attimi, (la bella inquadratura dell’ampio cappello sul bordo del pozzo della solitaria e stoica angulla) sa toccare le corde giuste e si lascia apprezzare.
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