Regia di Jacopo Quadri vedi scheda film
Ma già allora comprendevamo che la verve di questa tenace e sensibile "vecchietta" avrebbe meritato una storia tutta sua, ed un regista sensibile che sapesse guadagnarsi la sua fiducia, invitandola a raccontare e a raccontarsi. Ed ecco che Quadri dà vita ad una sorta di "spin off" del suo precedente ed apprezzato documentario.
Una contadina come tante, all'apparenza, questa nostra tenace Ultimina ultraottantenne vispa, lucida, indipendente ed autonoma, ed in più dotata, nella semplicità che la contraddistingue, di una sensibilità e di una capacità di raccontarsi e di far luce sulla vita dura, contraddittoria e tutta sacrifici e fatiche tipica delle zone di campagna o a vocazione prettamente agricola.
Testimone limpida e sincera di un'epoca risalente alla propria gioventù, che la assimila di diritto ad un narratore esperto ed istruito, dotato di capacità di sintesi e di descrizione tipico di persone istruite e votate alla scrittura.
Ne emerge una figura di donna anziana e saggia dotata di uno spirito di sacrificio rimarchevole, rivolto in particolare a vantaggio delle nuove generazioni della propria famiglia, ma ancor più dotata di una eroica e per nulla scontata capacità di perdono che l'anziana riserva, oggi più di un tempo, nei confronti dei duri antenati che, nel precederla, afflitti ancor più di lei al tempo della sua infanzia da ristrettezze e miseria, si trovavano a riservare ai piccoli di un tempo, tra cui lei, trattamenti decisamente poco consoni non solo per un infante, ma per un qualunque essere umano in generale, se non essere vivente.
Testimonianze degli adulti in casa occupati in lavori al coperto, mentre i piccoli venivano costretti a badare al bestiame fuori, al freddo, nei campi aperti alle intemperie, suscitano un misto di tenerezza ed indignazione nello spettatore, che partecipa quasi rapito ad un racconto lucido e realista che non si svilisce in inutili e poco opportuni piagnistei, mantenendo la dignità fiera e arguta della brillante protagonista e brillante narratrice.
Ultimina porta un nome programmatico, oltre che beneaugurante, in quanto assegna alla neonata che fu la qualifica di ultimogenita dopo una decina circa di fratelli e sorelle nati prima di lei, ma che poi fu seguita da un'ulteriore sorella, chiamata ancor più emblematicamente Finis.
Quadri segue la donna che conosce e rispetta il regista, aprendosi a considerazioni da cui emerge tutta la potenza di un carattere che l'asprezza della vita ha reso saggio e limpido, portabandiera di uno spirito battagliero e determinato che non rifugge il sentimento e la riconoscenza.
Un ritratto di vita, di persona, di un ceto sociale davvero convincente, nel sesto documentario che continua ad affinare lo stile di narrazione e definizione dei personaggi del sensibile uomo di cinema che è Jacopo Quadri.
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