Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
15ma Festa del Cinema di Roma 2020 – Retrospettiva Satyajit Ray alla Casa del Cinema
Nel 1856 la Compagnia delle Indie Orientali cerca di prendere il controllo di uno degli ultimi Stati rimasti semi-indipendenti nel subcontinente indiano, il regno di Oudh governato dal vanesio sovrano Wazed Ali Shah. Le manovre politiche e militari degli inglesi per togliere al re il suo trono, facendo leva strumentalmente su accuse di malgoverno, vengono in questo film messe in parallelo alle strategie scacchistiche di due indolenti nobiluomini del regno, che, totalmente indifferenti agli eventi storici che sconvolgono il loro Paese, sono impegnati da interminabili partite a scacchi, a cui dedicano le loro intere giornate. I due incalliti giocatori si preoccupano soltanto della ricerca di una nuova scacchiera, dopo che la moglie trascurata di uno ha fatto sparire quella che utilizzavano. L'altra moglie è invece ben contenta che il marito venga interamente assorbito dal gioco, per sollazzarsi con il giovane amante.
Trasposizione cinematografica di un racconto di Munshi Premchand, attraverso la rappresentazione di un sovrano stravagante, dedito al lusso e alle arti, ma inetto a fermare la conquista straniera del suo regno, e di due nobili rinchiusi nella loro bolla ludica e totalmente privi di consapevolezza degli eventi sociali, politici e militari (e persino di quelli privati e familiari), Ray ha voluto criticare (con ironia) la classe dirigente indiana, incapace di preservare l'indipendenza della loro terra nell'era del colonialismo.
Si tratta di una pellicola storica dal tocco leggero e satirico, ma tematicamente complessa sotto la superficie, nonché straordinariamente variegata dal punto di vista stilistico, che include persino inserti di animazione e quadri utilizzati con originalità da Ray per le ricostruzioni degli eventi storici. Tra i film di Satyajit Ray che ho visto, è anche quello che contiene maggiori dosi di commedia spassosa, soprattutto per quanto attiene i battibecchi tra i due giocatori e con le rispettive consorti.
Il passato è reso con toni favolistici più che realistici e colpisce la ricchezza della messinscena sfavillante delle corti dei sovrani ottocenteschi, con i diademi, i turbanti, i troni dorati, i gioielli, i costumi sfarzosi, la ballerina di corte dai veli sgargianti, in un film tra i più vividamente colorati del regista bengalese, che ci ha abituati al rigore del suo bianco e nero.
Come sempre un ruolo fondamentale lo rivestono le musiche, composte dallo stesso Ray.
Si tratta di uno dei pochissimi film in lingua hindi di Ray, che ha ambientato la quai totalità delle sue pellicole nel natio Bengala, e contiene anche parti di dialogo in inglese, con Richard Attenborough ad interpretare il ruolo del machiavellico generale inglese Outram.
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