Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - RETROSPETTIVA SATYAJIT RAY
Un facoltoso industriale non più giovanissimo, sta trascorrendo l'ultimo giorno di vacanza presso la località montana esclusiva di Darjeeling, ai piedi del maestoso monte Kanchenjungha, terza vetta al mondo per altitudine con i suoi oltre 8500 metri sul livello del mare.
Un pò contrariato per il tempo nebbioso e per la foschia che non permette di dare un ultimo saluto a quel colosso di roccia, l'uomo si incammina per le stradine che circondano la periferia di quella località, incontrando di volta in volta alcuni altri membri della sua famiglia, anche loro inquieti per avvenimenti o stati d'animo che li turbano o li rendono nervosi ed irritabili.
Il figlio maschio Anil si diletta a fare la corte alle belle ragazze sia locali, sia anch'esse in villeggiatura, mentre la figlia più grande, Anima, sta affrontando con dolore la crisi del suo matrimonio, ormai ad una svolta cruciale. La figlia minore del facoltoso industriale, Monisha, che il padre vorrebbe dare in sposa all'erede di una famiglia facoltosa di sua conoscenza, si innamora invece del timido studente Ashoke, di umili origini, e per questo un partito decisamente poco interessante per il genitore astuto e calcolatore.
Film raro ed assai difficilmente disponibile che la Casa del Cinema di Roma, in occasione della retrospettiva organizzata da Mario Sesti sul grande cineasta bengalese, è riuscita ad accaparrarsi tramite un dvd di fortuna di origine francese, Kanchenjungha è un uno dei primi film a colori di Satyajir Ray, per quanto scientemente tenui e smorzati, ed appare una vicenda intima ed intimista pervasa da un senso di pessimismo e fragilità che corrisponde e va di pari passo con lo stato d'animo di tutti i membri della famiglia borghese in vacanza, colti di sorpresa dallo sguardo acuto de indagatore del regista, che li riprende in un giorno malinconico già di suo, in quanto corrispondente alla vigilia del ritorno alla vita caotica di tutti i giorni, affitta stavolta, ce ne fosse stato bisogno, da problematiche sentimentali ed esistenziali che rendono tutto più difficile e tortuoso.
L'apparire furtivo della grande montagna dopo una giornata di foschia, sembra in qualche modo riportare un senso di saggezza o di superiorità che tenta di rimettere in ordine la priorità delle problematiche emerse, e ridimensiona con la sua presenza maestosa ed imponente, tutti i crucci che allontanano i singoli individui dalla ideale realizzazione e felicità interiore.
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