Regia di Malcolm D. Lee vedi scheda film
A deludere è proprio l'animazione, talmente incompetente nel riproporre il caro e vecchio cartoon bidimensionale da vedersi costretta a convertire i Looney Tunes in terribili peluche da negozio.
"Piccolo spazio pubblicità", come cantava Vasco Rossi. Solo che qui è gargantuesco e spudorato, per la gioia (malsana) di un pubblico di nerd che vive soltanto per eccitarsi sul feticismo di cammei pleonastici da discount. Nel nuovo match di pallacanestro tra umani e cartoni animati (dopo quello del capostipite cult uscito negli anni Novanta), a tifare per il cestista LeBron James – che come attore, a onor del vero, se la cavicchia senza neanche troppa infamia, come all'epoca Michael Jordan – si raduna infatti uno sterminato plotone di personaggi (o meglio: di proprietà intellettuali) in licenza alla casa madre Warner (la lista è talmente lunga che non vale nemmeno la pena di stenderla), fra i quali spuntano addirittura i protagonisti di Arancia meccanica (in un prodotto per ragazzini!), tanto per far notare l'ipocrisia di una correttezza politica da barzelletta che si preoccupa invece di rimpicciolire il seno di Lola Bunny (perché quello sì, che è pericoloso...). Se la moralina sull'utilità del relax e dell'evasione è fatta apposta per dare una parvenza di significato disinteressato all'esteso spottone del listino della major, quella sul rapporto padri-figli è portata avanti in maniera trita. Ma in primis a deludere è proprio l'animazione, talmente incompetente nel riproporre il caro e vecchio cartoon bidimensionale da vedersi costretta a convertire i Looney Tunes in terribili peluche da negozio, buttandoli in un caos digitale appicicaticcio e frastornante. Davvero briosa è soltanto la sequenza in cui vengono genialmente manipolati in versione "Looney" alcuni celebri titoli da cineteca (da Casablanca a Matrix): tolta quella, provare a reggere il vortice di gag antidiluviane (il rap di Porky Pig) è un'impresa degna dei più scafati esperti di masochismo. Don Cheadle "algoritmo" è più fastidioso che mai. Sei persone (Juel Taylor, Keenan Coogler, Terence Nance, Jesse Gordon, Celeste Ballard e Tony Rettenmaier) a redigere un copione a dir poco pericolante, condotto in porto con impegno smorto da un esecutore tra tanti (Malcolm D. Lee).
Soundtrack (firmata da Kris Bowers) non pervenuta.
Voto: 4 — Film MEDIOCRE
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