Regia di Jean-Paul Rappeneau vedi scheda film
Non si può considerare una versione filologicamente corretta: la sceneggiatura contiene tagli, come in un qualsiasi adattamento cinematografico; è però un film straordinariamente fedele allo spirito originale della “commedia eroica” di Rostand (così la definisce l’autore). Non si tratta soltanto dei dialoghi in doppi settenari a rima baciata, anche se questo è certo l’elemento più vistoso di continuità rispetto alla scrittura teatrale (e merita un plauso l’impeccabile traduzione di Oreste Lionello, da cui Guccini ha ripreso qualche frase nella sua canzone: per es. “spiacere è il mio piacere, amo essere odiato”). C’è anche la perfetta aderenza degli interpreti ai rispettivi ruoli: Depardieu corpulento, ironico e rissoso, che si addolcisce solo davanti a Rossana; Vincent Perez belloccio e stupido; Anne Brochet, che sembra nata per vestire abiti di foggia antica (quando l’ho rivista in Confidenze tropppo intime non la riconoscevo). C’è la sontuosità di una confezione curatissima, che fa sì che ci si abbandoni al puro piacere della visione, anche se si sa benissimo come andrà a finire la storia. Il film potrebbe essere additato come esempio a due categorie di spettatori: chi rifiuta a priori i film in costume, per mostrargli che non sono necessariamente noiosi; chi rimpiange il cinema del bel tempo andato, per mostrargli che anche oggi è possibile confezionare film in costume di altissimo livello.
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