Regia di Zhang Yuan vedi scheda film
Ieri e oggi. Passato e presente. Società e famiglia. Stato e individuo. Sono questi i nodi e i cliché del cinema cinese. Sono gli stereotipi, i percorsi, i perimetri dentro i quali i cineasti di diverse generazioni strutturano le loro storie, cercano di mettere i cinesi davanti a uno specchio. Zhang Yuan scandisce il racconto in due tempi, separati da 17 anni: quante malinconie tra le macerie di una città demolita e ricostruita velocemente. L’ansia della modernità sembra un desiderio di dimenticare, rimuovere. Due processi mentali e politici, faticosi da completare per i due genitori di Tao Lan, finita in carcere per aver ucciso la sorellastra Yu Xiaoqin con una bastonata. Il regista mescola, con misura, l’economia sentimentale del melodramma con l’immediatezza figurativa del documentario. I disastri domestici e il non detto, il perdono e i silenzi sono filmati raffreddando i materiali e trattenendo le lacrime. Il carcere, l’ora d’aria, il bagno in comune, le periferie, sono esterni e interni (reali) di un triste Capodanno collettivo da festeggiare tra le rovine di un mondo.
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