Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Difficile produrre un'accozzaglia di scenette più insulse, di personaggi più inconsistenti, di dialoghi più pretenziosi di quanto riesca a fare questa sceneggiatura di Nicholas Klein (già autore per Wenders del precedente Crimini invisibili), che prende le mosse da un soggetto partorito da nientemeno che Bono vox, cantante degli U2 impegnato anche, con Brian Eno, nella colonna sonora (probabilmente la cosa migliore del film, pur essendo mediocre) e in veste di co-produttore. Difficile quindi anche puntare il dito contro qualcosa o qualcuno in particolare, in uno sfacelo simile, nel quale realmente si fatica a salvare anche solo uno dei pur bravi interpreti, tutti chiamati a una recitazione imbarazzante, fastidiosamente sopra le righe. Non accreditato compare brevemente anche Tim Roth: che si sia voluto tutelare, furbamente? Ragionevolmente verrebbe da pensare di no, ma alla luce dei risultati effettivi, l'attore inglese avrebbe anche avuto tutti i diritti di salvaguardare il proprio buon nome in questo modo. Wenders, infine, sembra semplicemente ubriaco quando fa partire certe carrellate del tutto fuoriluogo o quegli snervanti ralenti di nessun valore estetico e tantomeno sul piano emotivo/narrativo. Solamente in patria, per troppo amore, potevano arrivare a conferire addirittura un premio a una catastrofe di questa grandezza: ma quantomeno a Berlino avevano l'accortezza di assegnare a The million dollar hotel l'orso non d'oro, ma d'argento. A ogni modo semplicemente regalato e buttato. 2/10.
Hollywood; nel Million dollar hotel risiedono svitati, tossici e dementi di ogni tipo. Quando uno di loro vola giù dal tetto, un agente Fbi è chiamato a indagare. L'ambiente è folle, ma lo sbirro è un vero duro.
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