Regia di Roberto Andò vedi scheda film
Andò è un regista che ama la letteratura, e a chi piace quella nel senso "alto" del termine, nei suoi film trova da mangiare e da bere. E' qui fra Il gattopardo, Keats, Shakespeare e Stendhal appunto c'è da mangiare e da bere. Certo il film è lento e si regge sul filo ancora più fragile dell'esteriorità della letteratura. E' infatti difficile rappresentare il lavorio intellettuale del letterato per immagini. Ci si riesce talvolta ma il più delle volte si cade nel mare magnum dei luoghi comuni masticati e rimasticati (cfr certo cinema americano di formazione tipo the Dead Poets Society o Mona Lisa Smile). Andò mette in scena in effetti quasi il nulla, ma un nulla che esplode in qualcosa di importante. All'epoca il manoscritto del pluripremiato e pluritradotto Gattopardo fu rifiutato da quasi tutti gli editori, tranne che da Feltrinelli attraverso Giorgio Bassani. E' il ritratto in discesa di un mondo che va via con il suo simbolo. Il racconto soffre un po' di mancanza di mordente, ma io trovo che sia così carico di cose, da far passare in secondo piano anche questo.
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