Regia di Ruben Fleischer vedi scheda film
AL CINEMA
L'ambizione per l'avventura e i tesori che ci piace pensare giacciano sepolti in luoghi misteriosi, spinge già dall'adolescenza due fratelli a rischiare più del consentito per arrivare a localizzarli.
Ma un passo falso li separa dalla possibilità di venire a capo della mappa che il grande viaggiatore e scopritore Magellano trasse dalla sua esperienza di circumnavigatore del globo.
Dopo quindici anni, il minore tra i due fratelli, Nathan (Tom Holland), viene contattato da un avventuriero amico del fratello, tale Sully (Mark Wahlberg), che gli spiega di aver bisogno dell'aiuto del ragazzo per rimettersi sulle tracce del favoloso tesoro che spinse il grande viaggiatore ad intraprendere le sue spedizioni lungo il globo.
Il ragazzo finirà suo malgrado per accettare, nella speranza di poter ritrovare il fratello, scomparso senza fornire precise notizie dagli anni della famosa impresa sopra citata.
Tra la Barcellona delle cripte nascoste, e i paradisi incontaminati della costa filippina, "Uncharted" è una trasposizione, anzi una sorta di prequel cinematografico che si basa sulle rocambolesche vicissitudini che animano un noto videogame seriale.
Anche questa produzione - tutta effetti in ostentata per quanto perfetta grafica computerizzata, che finiscono per rendere scenografia e rutilanti vicissitudini come una sorta di esasperato cartoon - finisce per provocare una sorta di effetto "luna park" su un certo tipo di spettatori, magari più legati ad uno stile più compassato ma anche robusto di narrazione, piuttosto che ad utilizzo sfrenato di effettistica a ripetizione.
Il perenne spasmo action, condito di ironia a profusione, rende di certo godibile la storia, ma svilisce ogni buona volontà di ritrovarsi di fronte a qualcosa di minimamente più ambizioso che una mera operazione commerciale, destinata a diventare certamente un appuntamento seriale a più riprese, come risulta indicativo dall'inevitabile serie di svariati finali che si annidano prima e dopo i titoli di coda.
La regia galvanizzante dello statunitense Ruben Fleischer (quello al più efficace, ma non proprio quintessenza di un cinema autoriale, noto per i due Zombieland e per la produzione Marvel di Venom), assicura ritmo adrenalinico da inizio a fine vicenda, ma il rischio di uscire dalla sala con l'occhio inutilmente affaticato, ed il cervello completamente scollegato, è più un dato di fatto che un rischio difficilmente evitabile, in un mix ibridato che guarda ai Pirati dei Caraibi, con un occhio all'Indiana Jones più di routine, ma senza minimamente raggiungere il pathos che personaggi votati all'avventura anche romantica, ma non meno rocambolesca, come furono gli indimenticati Joan Wilder e Jack T. Colton dell'insuperato All'inseguimento della pietra verde, di Zemeckis con gli strepitosi Douglas/Turner/DeVito.
Il cast è tutto un ammiccamento e serie di smorfiette, pezzo forte quando si ha a che fare con il divetto Tom Holland, assecondato da un poco convinto e monocorde Mark Wahlberg. Aggiungiamo un Antonio Banderas gigione, obbligato alla banalità del luogo comune e pure di breve durata, la bella buona, ma non troppo (Sophia Taylor Ali) e quella decisamente cattiva (Tati Gabrielle) che passano in rassegna senza lasciare gran traccia (almeno le solo-belle dei Bond anni '70 e '80 erano ben altra cifra statuaria che queste "pischelle"), ecco che questo preconfezionato, usa-e-getta ed ahimè seriale Uncharted finisce per rivelarsi davvero poca cosa.
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