Espandi menu
cerca
Metronotte

Regia di Francesco Calogero vedi scheda film

Recensioni

L'autore

hallorann

hallorann

Iscritto dal 7 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 90
  • Post 12
  • Recensioni 621
  • Playlist 15
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Metronotte

di hallorann
6 stelle

Diego Abatantuono nasce comico anzi “terrunciello”, dal 1980 al 1983 girò decine di film in cui venne sfruttata al massimo la sua verve e il suo slang. Poi la crisi fino alla resurrezione di “Regalo di Natale”, grazie a Pupi Avati, da lì è ripartito più snello e con una bella carriera che ha toccato i vertici nei primi anni novanta. Oggi lavora solo per la TV e al cinema quasi esclusivamente per Pupi Avati (ma entrambi sembrano aver perso smalto, a parte la parentesi de LA RIVINCITA DI NATALE) e l’amico Salvatores. Da allora esistono due Abatantuono, quello esuberante e simpatico (molto vicino alla sua vera natura) e quello, a mio avviso, migliore e più credibile visto sotto la direzione di Giuseppe Bertolucci (STRANA LA VITA, I CAMMELLI), Marco Risi nel ruolo più antipatico (NEL CONTINENTE NERO), Carlo Mazzacurati (IL TORO), Ettore Scola (CONCORRENZA SLEALE) e Francesco Calogero in METRONOTTE. Sobrio, controllato e tenuto a briglia, moderatamente brillante. Paolo Torreggiani è una guardia notturna, lavora per il corpo di vigilanza Baluardo, i rapporti con i colleghi sono altalenanti. Alcide è il compagno della sua ex, spesso si addormenta durante il turno e Paolo lo scopre, gli fa uno scherzo ma il collega non gradisce, ne nasce una colluttazione. Dopo un paio di ore Paolo torna nella zona presidiata da Alcide e lo trova a terra ferito, è stato sparato. Il principale indiziato è Torreggiani, ma lui comincia a indagare per conto suo e non mancheranno le delusioni e le sorprese. METRONOTTE è un film buio e autunnale, a metà tra giallo, noir e dramma intimista. Un ibrido non particolarmente riuscito, un po’ troppo annacquato. Ciò che funziona bene nella quarta regia del minimalista Calogero è l’analisi dei caratteri. Nei vari personaggi si avverte lo sfasamento creato dai turni notturni di lavoro, il Torreggiani di Abatantuono è un quarantenne solitario che guarda le repliche della Champions League, guascone e scazzato dalla vita, si riscatta alla fine risolvendo l’intrigo. Ha un buon rapporto con il coordinatore Ariani, paterno e responsabile (l’ottimo Marco Messeri) e con la premurosa e gentile Luciana (Simona Caramelli), un pessimo rapporto con l’antipatico Della Santa (Ninì Salerno), perde la testa per la russa Nadia, subdola e sensuale (Anna Safrocnik) salvandosi in corner. E nelle mezze misure che Abatantuono risalta di più e sembra dare (dal 1986) il meglio di sé. Bravo anche Flavio Insinna nei panni del pavido e ambiguo Russo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati