Regia di Francesco Calogero vedi scheda film
Diego Abatantuono nasce comico anzi “terrunciello”, dal 1980 al 1983 girò decine di film in cui venne sfruttata al massimo la sua verve e il suo slang. Poi la crisi fino alla resurrezione di “Regalo di Natale”, grazie a Pupi Avati, da lì è ripartito più snello e con una bella carriera che ha toccato i vertici nei primi anni novanta. Oggi lavora solo per la TV e al cinema quasi esclusivamente per Pupi Avati (ma entrambi sembrano aver perso smalto, a parte la parentesi de LA RIVINCITA DI NATALE) e l’amico Salvatores. Da allora esistono due Abatantuono, quello esuberante e simpatico (molto vicino alla sua vera natura) e quello, a mio avviso, migliore e più credibile visto sotto la direzione di Giuseppe Bertolucci (STRANA LA VITA, I CAMMELLI), Marco Risi nel ruolo più antipatico (NEL CONTINENTE NERO), Carlo Mazzacurati (IL TORO), Ettore Scola (CONCORRENZA SLEALE) e Francesco Calogero in METRONOTTE. Sobrio, controllato e tenuto a briglia, moderatamente brillante. Paolo Torreggiani è una guardia notturna, lavora per il corpo di vigilanza Baluardo, i rapporti con i colleghi sono altalenanti. Alcide è il compagno della sua ex, spesso si addormenta durante il turno e Paolo lo scopre, gli fa uno scherzo ma il collega non gradisce, ne nasce una colluttazione. Dopo un paio di ore Paolo torna nella zona presidiata da Alcide e lo trova a terra ferito, è stato sparato. Il principale indiziato è Torreggiani, ma lui comincia a indagare per conto suo e non mancheranno le delusioni e le sorprese. METRONOTTE è un film buio e autunnale, a metà tra giallo, noir e dramma intimista. Un ibrido non particolarmente riuscito, un po’ troppo annacquato. Ciò che funziona bene nella quarta regia del minimalista Calogero è l’analisi dei caratteri. Nei vari personaggi si avverte lo sfasamento creato dai turni notturni di lavoro, il Torreggiani di Abatantuono è un quarantenne solitario che guarda le repliche della Champions League, guascone e scazzato dalla vita, si riscatta alla fine risolvendo l’intrigo. Ha un buon rapporto con il coordinatore Ariani, paterno e responsabile (l’ottimo Marco Messeri) e con la premurosa e gentile Luciana (Simona Caramelli), un pessimo rapporto con l’antipatico Della Santa (Ninì Salerno), perde la testa per la russa Nadia, subdola e sensuale (Anna Safrocnik) salvandosi in corner. E nelle mezze misure che Abatantuono risalta di più e sembra dare (dal 1986) il meglio di sé. Bravo anche Flavio Insinna nei panni del pavido e ambiguo Russo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Ho rivisto il film.. mi sembra che alla fine risulti convenzionale. Ha ragione un po' 'annacquato'.. La prova di Abatantuono meritava miglior sceneggiatura, Delle pellicole menzionate dopo 'Regalo' merita un plauso ne "Il Toro di Mazzacurati (forse la sua migliore prova....vado a memoria..). Grazie.
Sono d'accordo "Il Toro" è anche una delle migliori regie di Mazzacurati.
Commenta