La recensione su Il talento di Mr. C

di alan smithee

5 stelle

CHILI

Ironizzare sull'immagine inevitabilmente pubblica che un attore di successo, ma dalle scelte commerciali a volte troppo poco meditate, o, al contrario, accuratamente prese in considerazione per salvaguardare una vita la di sopra delle proprie non comuni possibilità, denota una certa intelligenza e lungimiranza di fondo.

Nicholas Cage, da anni al centro di un dibattito che lo riconosce come un attore estremamente dotato, ma votato ad un cinema di cassetta che ce lo fa ritrovare spesso fuori parte, distratto o manierato sino a sfiorare il grottesco, ha accettato di divenire oggetto di trattazione in un film in cui la star recita se stessa, con i problemi economici che lo affliggono, le ansie per una carriera un po' buttata alle ortiche, e una esigenza frenetica di ritrovare i veri valori ed affetti per cui vale veramente vivere.

Fatto sta che il Nic Cage del film è afflitto da sensi di colpa per ritrovarsi nel ruolo di un padre distante e troppo spesso assente, a cui è solo richiesta la salata remunerazione degli alimenti di ex consorte e figlia al seguito.

Ma è anche stufo di fare cinema, seppur le condizioni economiche di una vita disordinata condotta la di sopra delle proprie possibilità tra alberghi di lusso e altri vizi, lo costringano ad accettare il ruolo più umiliante dopo quarant'anni di carriera da star: partecipare alla festa di compleanno di un milionario in Grecia.

Non sapendo che l'uomo (lo interpreta l'attore cileno, naturalizzato Usa, Pedro Pascal)è anche un criminale ricercato dalla CIA, e trovandosi pertanto a doversi trasformare in un infiltrato, mimando una situazione che assomiglia non poco alla trama di uno dei suoi film commerciali interpretati a raffica per ragioni alimentari.

Il film, diretto dallo statunitense Tom Gormican, e che trova nel cast anche la nostra Alessandra Mastronardi, parte in modo scoppiettante, forte di una sceneggiatura brillante che permette a Cage di gigioneggiare come è lecito in quel contesto.

Poi la svolta gialla, che prende avvio comicamente per trasformarsi in un qualcosa che mima quasi seriamente i filmacci di Cage degli ultimi anni, trasforma il divertissement in qualcosa di più meccanico, fino a che la retorica sulla famiglia non sopraggiunge a rovinare gran parte di ciò che il divertente incipit era riuscito a creare. Peccato.

Il Cage fisicamente in gran forma alla soglia dei suoi primi sessanta, che celebra se stesso negli eccessi che lo animano senza possibilità di controllo, resta tuttavia un godibile spettacolo, ed il film finisce per trasformarsi in un ulteriore inevitabile pietra miliare di una carriera d'attore forte ed unica, originale proprio perché tutta salite e discese in quel luna park hollywoodiano ove la eccentrica star nipote di Francis Coppola resta un ingranaggio fondamentale.

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