TRIESTE SCIENCE + FICTION FESTIVAL 2020
Ci risiamo: sulla Terra il tempo stringe e la fine appare vicina. L'aria è divenuta irrespirabile in un 2067 per nulla lontano e quanto mai tetramente profetico.
Gli avvertimenti a proposito dei pericoli presenti dal punto di vista del clima, sono stati inosservati al punto che ora l'umanità deve fare i conti con una fine ormai probabile e pure imminente, dato che si va avanti ad ossigeno artificiale, e le scorte non sono sufficienti ad accontentare tutte le casse toraciche ancora respiranti.
Per fortuna un appiglio inaspettato ci arriva dal futuro: da oltre 400 anni più avanti, i posteri richiedono che gli venga inviata una persona in particolare. Il suo nome è Ethan Whyte, un semplice giovane operaio abile nel suo lavoro, ma certo non un luminare; il modo per inviarlo nel futuro, per quanto ancora assai sperimentale, trova in tal modo la soluzione per essere testato.
Si scoprirà che Ethan è il figlio del creatore della tecnologia che pochi anni prima ha sviluppato la possibilità, fino a quel momento poco più che teorica, di viaggiare nel tempo.
Insomma Ethan, che per noi vive già nel futuro, finirà in un futuro ancora più lontano, e non sarà solo, impegnato a risolvere le malattie del suo pianeta, e pure a dirimere i conflitti personali che ancora si alimentano all'interno del suo nucleo familiare.
La storia, per quanto tutto fuorché originale (pare l'ennesima variazione di Terminator ulteriormente procrastinata nel futuro, e di stampo più ecologico), appare come incalzante, ma nel suo sviluppo si perde afflitta da scenografie soffocanti di foreste puerilmente confezionate ad arte, ed uno scontro tra fratelli che appare inutilmente melodrammatico e sin tendenzioso.
Peccato, perché le basi di una fantascienza che fa perno su problematiche più che reali ed imminenti rendeva il film almeno sulla carta stimolante ed opportuno.
Direzione senza particolari qualità, anzi scontatissima, in capo all'australiano Seth Larney, mentre nel cast spicca la ex star bambina Kodi Smit.McPhee, un tempo bel bambino prodigio, ora trasformatosi in uno spilungone bruttarello, tutto occhioni lucidi e espressione slavata.
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