Regia di Jan Lachauer, Jakob Schuh, Bin-Han To vedi scheda film
«Divertente, estremamente divertente, Roald Dahl è uno degli scrittori più spassosi che conosca. E soprattutto è un malvagio. Più esattamente, è quello che si dice ‘una carogna’» (Giorgio Manganelli)
“ I bambini amano l’orrore perché sanno di avere in sé una parte di orrore, sanno che la battaglia con le streghe e i giganti é ad armi pari più di quanto possa sembrare.”
Partendo da questo assioma Roald Dahl divenne tanti anni fa il gigante della narrativa per bambini dai sei anni in su, quelli che sanno leggere, per i più piccoli supplivano le nonne, almeno quelle che non sopportavano le solite storie sentimentali e asettiche di fate e streghe.
Scrittore di origine norvegese, lo dice il nome con cui i genitori vollero rendere onore ad Amundsen, dopo una vita avventurosa in cui non tralasciò nulla di quanto potesse esperire un uomo geniale, curioso, temerario, bello e altissimo (m.1.96), dopo il tempo della guerra (la seconda dell’era umanoide) trovò un angoletto nel suo giardino e lì, in un capanno pieno di oggetti strambi tipo carta argentata ridotta a palla di cioccolatini di cui era ghiottissimo, lavorò fino alla fine quattro ore al giorno alle sue fiabe.
Poteva entrare solo Quentin Blake, l’illustratore, oggi ancor più gratificato dalla versione animata della BBC .
Smaglianti scenografie espressioniste fanno da sfondo ai nomi noti della favolistica infantile in Versi perversi, titolo originale Revolting Rhymes, raccolta di filastrocche in versi scritta nel 1982, dopo ampia messe di storie celebri di cui molte confluite al cinema.
Cappuccetto rosso e Biancaneve, Cenerentola e i Tre porcellini, i sette nani e la matrigna cattiva, il principe e le sorellastre di Cenerentola, Jack e la pianta di fagioli, infine il vecchio, caro lupo cattivo, non manca nessuno, nell’immaginario infantile s’insediano e restano lì a vita.
Ma il problema è che da un certo punto in poi i finali non sono più quelli, e come la scarpetta di vetro di Cenerentola va in mille pezzi nel water sostituita dalla scarpaccia della sorellastra, così la vita che si fa immaginare ai bambini non è esattamente una favola a lieto fine.
Questo deve aver pensato Roald che di figli ne ebbe cinque da due mogli e di dolori tanti. Perché non dire le cose come stanno, perché non insegnare ad esorcizzare il male guardandolo in faccia, piazzandolo nelle favole, conciliando meraviglia, paura e avventura?
La realtà orrida degli istituti britannici fatta di punizioni corporali lui la conobbe bene, orfano, da piccolo, raccontare storielle a lieto fine fantasioso era ridicolo, i bambini spesso soffrono più dei grandi, e non hanno difese. E allora un bel Cappuccetto rosso che spara al lupo cattivo (che poi in realtà è uno dei due nipoti del lupo cattivo, questo è un bravo vecchietto che racconta favole tremende) ci può stare, come anche un principe azzurro che taglia teste con la spada a pretendenti non gradite da far invidia ad un samurai.
Se poi la mamma rompipalle di Jack finisce mangiata dal mostro dopo essersi arrampicata sul fagiolo gigante a prendere le monete d’oro è un gran bene, finalmente libero il ragazzino puzzolente imparerà a lavarsi e diventerà ricco con le monete sottratte al mostro (quelle che, appunto, voleva la madre alla faccia del bravo figliolo).
Si sentivano risate in sala, quei pochi bambini si divertivano, tutti gli altri erano a casa davanti ai videogames, le favole dei fratelli Grimm e Andersen sono pezzi da museo, anche se seppero condire di bella violenza le storie di Hansel e Gretel, Barbablu, Pollicino, Pelle d’asino e via raccontando. Ma finivano bene, non si sa perché, ed erano ambientate in un iperuranio indefinito.
Le favole di Dahl ribaltano, stravolgono, sono calate in un mondo reale, riconoscibile, si mangia pane e marmellata, si sfreccia in auto e bus, esiste la doccia, si balla la disco music (nella reggia del principe). E se finiscono bene, se Cindy preferirà al principe violento un solido buon uomo che vende confetture, che oggi diremmo biologiche, i bambini ci stanno, “l’orrore allegro” di Dahl sfida la mente, li prepara alla vita.
Nominato agli Oscar 2018 come miglior film d’animazione, prodotto da Magic Light Pictures e distribuito in sala e in Dvd dalla Cineteca di Bologna, in poche sale e per pochi giorni, Versi perversi è troppo sottile e raffinato nella sua semplicità.
I bambini oggi sanno dove trovare l’adrenalina. Peccato non sia quella giusta.
«Divertente, estremamente divertente, Roald Dahl è uno degli scrittori più spassosi che conosca. E soprattutto è un malvagio. Più esattamente, è quello che si dice ‘una carogna’»
Giorgio Manganelli
www.paoladigiuseppe.it
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