Regia di Michael Showalter vedi scheda film
16° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
Il popolo tende a fare aggregazione, e l'aggregazione tende a farsi condizionare da anime più scaltre che si accorgono di come sia facile utilizzare il potere della persuasione e della predicazione per plasmare personalità insicure e plagiarle a proprio piacimento e vantaggio economico.
Gli americani sono un popolo che, tra tutti, si trova in condizioni piuttosto favorevoli per subire tali tipi di condizionamento, anche tramite predicatori melliflui e tendenziosi che, con la loro abile favella, spingono il "peccatore" a pagare pegno per ottenere la salvezza dell'anima.
Il caso clamoroso della incredibile coppia Jim Bakker e Tammy Faye risaltò alle cronache per lo scandalo mediatico che derivò dal tracollo di un impero immobiliare che Bakker costruì con il denaro dei suoi fedeli, raccolti sapientemente "a coorte" grazie anche all'istituzione di un canale satellitare su cui poter fare arrivare il verbo, meglio condiviso grazie al talento musicale e all'estro kitch di questa sua moglie sopra le righe, non proprio cattiva e in malafede come il marito, ma certamente un personaggio così al limite da fare impallidire persino le macchiette di un fumetto satirico sul partito repubblicano.
The eyes of Tammy Faye racconta con indubbio impegno narrativo tutta una vicenda che inizia negli anni '70 e finisce verso i primi anni del nuovo millennio, ma si avvale di una direzione un po' scialba da parte di un regista come Michael Showalter che non riesce a fare altro che seguire le mosse di una straordinaria Jessica Chastain, lei si davvero brava e sopra le righe quanto occorre per rendere le sfaccettature e i tratti esagerati e kitch di un personaggio inverosimile e fuori del tempo, forse pure dello spazio, che proprio per questo suo essere un alieno fuori del mondo, è riuscito a farsi strada tra le anime influenzabili e fragili del proprio fragile gregge.
La coadiuva validamente un non meno adeguato e "mostruoso" Andrew Garfield, che cesella con minuziosa cura i termini di un personaggio che si dimostra, quello sì e al contrario della consorte un po' ingenua, un po' aliena, davvero rivoltante e spietato come il più pericoloso dei rettili.
La Chastain, gonfia di viso come un tacchino riempito per la festa, col suo trucco scientemente posticcio non meno di quello "aggrappato" alla sagoma del vero personaggio di Tammy, vale tutto il film, che, al contrario della sua infervorata e lodevole protagonista e produttrice, che per questa sua parte non disdegnerebbe una nomination ai prossimi Oscar, non presenta altri motivi di entusiasmo né pregi artistici di sorta per elevarsi ad opera di rilievo.
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