Regia di Tonino Valerii vedi scheda film
Una ragazza si chiama Giulio, come il padre morto. Le figure femminili che ha intorno, crescendo, la conducono verso l'omosessualità, che però Giulio sa non interessarle; una volta ormai matura, cercherà di ottenere un rapporto sessuale con un ragazzo, ma ogni sforzo finirà per sembrare vano.
Da un romanzo di Milena Milani, con una sceneggiatura di Tonino Valerii, Mauro Di Nardo, Bruno Di Geronimo, Francesco Mazzei e Marcello Coscia (più che un team di scrittura, un'ammucchiata), La ragazza di nome Giulio è un dramma con forti tinte psicologiche/psicanalitiche dalla scarsa riuscita. Bravo il regista a non spingere troppo il pedale sul lato morboso della trama, ma francamente la storia in sè non pare avere grandi riflessioni da offrire, a partire da quella bizzarria inserita nel titolo (peraltro attribuire un nome maschile a una neonata in Italia è illegale). Pellicola da ricordare quantomeno perchè si tratta del primo lavoro di Valerii al di fuori dello spaghetti western, genere nel quale si era fatto le ossa e con cui aveva esordito dietro la macchina da presa; e anche per essere la prima parte da protagonista per la giovane, ma già spesso sul set, Silvia Dionisio. John Steiner, Anna Moffo, Roberto Chevalier e Riccardo Garrone sono gli altri nomi principali nel cast; colpisce per la sua inconsistenza la colonna sonora di Riz Ortolani, solitamente molto più ispirato. Il finale che vira drasticamente (e senza un'effettiva necessità) dal drammatico al tragico è un altro punto a sfavore dell'opera. 3/10.
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