Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Ou bien..Celia Teasdale decide di non fumare. Ecco che Resnais dà nuovo filo alla matassa di eventi e di destini che si intrecciano inesorabilmente in questo suo grandioso e abbastanza riuscito esperimento cinematografico/teatrale. Mantenendo un ritmo da commedia, accrescendo il ritmo delle situazioni, Resnais non vuole cambiare il suo punto di vista, pessimista e mesto di fronte a un'umanità abbastanza insensata, che non si lascia più andare ai vizi artificiali di Smoking, ma cerca "rifugio" (oltre che in capanni da giardino) in sesso, ignoranza, ingratitudine, paradossalmente amore e amicizia. La "dipendenza" dal vizio è la dipendenza dalla vita, tedio assoluto di personalità senza più alcuno stimolo, prive di forze vitali o fin troppo piene di forze vitali (qui entra in gioco Rowena, uno dei personaggi più esilaranti dei due film, che incarna il desiderio di rivalsa vitale dell'uomo). C'è comprensione per tutti, ma c'è grande cinismo dietro queste maschere teatrali che si aggirano in set ricostruiti, evidentemente finti, non alla ricerca di un sublime cinematografico con un felliniano mare di cartapesta, ma alla ricerca di una realtà simbolica, che possa essere espressione di un'umanità varia, che non riesce a cambiare ma che, paradossalmente, cambia, di fronte alle incredibili mimetizzazioni di Sabine Azéma e Pierre Arditi. Dove sta il trucco di tante macchinazioni intellettuali, che Resnais ci serve su un piatto d'argento senza darcele direttamente, ma facendoci disorientare in tanta armonia visiva? E' il cinema francese, signori, il Signore Assoluto della temperanza cinematografica, dotato di metriotes e di grande coscienza di sé stesso. Senza volersi rendere a tutti i costi originale, Resnais rivela davvero tutto, non si lascia andare nulla del reale, da scontri sociali a osservazioni sfacciate su famiglia, lavoro, passioni, illusioni perdute. Tutto attraverso simboliche (come detto su) "macchiette", più vicine al teatro di un tempo più che all'arte dell'oggi. Ecco perché No Smoking insieme al suo film gemello hanno un così ampio respiro, che attinge anche dal passato, e che si diffonde come la nebbia alla fine. La regia di Resnais cambia, è vero, ci sono più primi piani e più movimenti, più accorgimenti prettamente cinematografici; il ritmo è più accelerato e anche più esilarante, paradossale, assurdo, è vero pure: ma la volontà disperata di cercare un "lieto fine" per quest'uomo borghese/contadino/poeta fallisce ancora, e ancora possiamo (sor)riderci su, consapevoli di aver visto un film di grandissima e sottilissima qualità. Lunga vita al cinema francese.
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