Regia di Joachim Lafosse vedi scheda film
Damien è un pittore piuttosto apprezzato e anche un padre di famiglia di mezza età, che deve fare i conti con una personalità bipolare che lo rende scostante e a volte protagonista di atti o reazioni poco controllate o quanto meno bizzarre, che si ripercuotono inevitabilmente sull'armonia della sua pur unita famiglia: su suo figlio ancora paziente ma giudizioso e timoroso del comportamento del padre, e sulla spesso esterrefatta moglie Leila, che lo ama, lo difende, cerca di minimizzare, ma si rende conto che lo stato emotivo del marito lo rende sempre più un pericolo fuori controllo; ma anche sul padre, ormai anziano ma ancora attivo, che si prodiga per cercare di far calmare le acque ogni volta che il comportamento sopra le righe del figlio getta scompiglio o addirittura sconcerto.
La forza del film dignitoso e senza particolari slanci estetici o di trama, ma discreto e funzionale - opera più recente del valido cineasta belga Joaquim Lafosse, di cui proprio a Cannes si era apprezzato qui a Cannes nella sezione Quinzaine l'assai riuscito Dopo l'amore del 2016 - è costituito dalla forza carismatica del suo protagonista, a cui il bravo attore Damien Bonnard conferisce volto e corpo, e sicuramente almeno parte dell'anima, immedesimandosi alla perfezione nel personaggio contraddittorio e incontrollabile, rendendolo comunque una persona intensa anche nella follia che lo muove e contraddistingue; il tutto senza evidenti forzature, senza inutili gigioneggiamenti, senza caricare troppo i già evidenti segni di squilibrio che caratterizzano il modo di entrare in contatto con le altre persone.
Lo affianca la non meno brava Leila Bekhti, nel ruolo della paziente omonima moglie del protagonista, convinta che l'unione familiare possa salvaguardare e rendere inoffensivi gli atteggiamenti fuori controllo del poco convenzionale consorte.
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