Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Lo sguardo scanzonato, ma perennemente amaro, sul mondo dello spettacolo da parte di Carlo Verdone.
L’ex showman Ercole Preziosi (Carlo Verdone), ora manager di mezza tacca, lancia nello star system, un po’ per caso, un po’ per necessità, il suo autista Nicola Randa (Beppe Fiorello). La comicità di quest’ultimo fa faville, al punto da eclissare pian piano quella del suo manager, da cui si allontana sempre più.
Carlo Verdone racconta a modo suo il mondo dello spettacolo, la sua suscettibilità, l’insita tristezza e la perfidia dei suoi meccanismi spietati. Il suo Ercole Preziosi è una vittima del sistema da lui stesso cavalcato poco tempo prima. Come è vittima del ricambio generazionale, dei feroci ritmi, delle rinunce familiari e dei bocconi amari che ne fanno da contraltare. La maschera matura e lentamente sempre più inadeguata ad una dimensione in continua evoluzione, trova nel suo alter ego giovane e intraprendente (un Beppe Fiorello forse troppo “costruito” nel suo personaggio) la sua nemesi.
Tutto nello stile dolce-amaro, tutt’altro che consolatorio, del Verdone della fase matura. Quella in cui i toni meramente comici, vagamente cialtroneschi e fortemente scanzonati lasciano spazio all’amara riflessione della caducità esistenziale umana. Con ogni risata a nascondere un retrogusto amarognolo.
La storia non brilla per originalità, ma soprattutto le risultanze risultano scontate fin da subito. Tuttavia non è la trama, o i risvolti, che destano interesse. Bensì lo stile e la filosofia con cui Verdone firma una pellicola tra le più sottovalutate e certamente tra le più intense della sua carriera.
Finale imprevedibile, con Verdone che racconta la barzelletta (perennemente abbozzata in precedenza) che dà origine al titolo del film, uscendo dal personaggio e ritornando semplicemente se stesso, con i titoli di coda che partono sull’impronosticabile “Porcelain” di Moby.
Carmine Cicinelli
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta