Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
No, Niky, tu non hai 'a faccia der comico. Il comico è 'na maschera. Il comico è una maschera. E te l'ho detto un sacco de vorte! Tu sei troppo bellooo. Non hai la faccia der comico. [Carlo Verdone a Beppe Fiorello].
Parabola discendente sull'avidità di guadagno che corrompe il talento, 'C'era un cinese in coma', è probabilmente il più sottovalutato tra i film della filmografia di Carlo Verdone, l'unico comico cinematografico rimasto in Italia, di vero talento, dai tempi di Sordi. Verdone gioca sui suoi soliti stereotipi, anche in questo come in suoi altri film, gioca su quello che lo ha reso celebre in passato: l'ambienta da cabaret, l'immagine da 'romanaccio' puro, la difficile ambientazione familiare. Il film è una sorta di 'Broadway Danny Rose' alla romana, malinco-mico, che anche se a tratti ripetitivo, si conferma un ottimo divertsimment, e un ottimo veicolo di talento. Si scopre infatti con questo film, la simpatia e il talento comico di Beppe Fiorello, che è fratello di uno dei migliori comici da palcoscenico italiano, il buon Rosario. Verdone torna dalle parti di 'Sono pazzo di Iris Blond', probabilmente il suo miglior film in assoluto, ma con gli anni diventa sempre meno disinibito e più cupo e amaro, soprattutto nei confronti del suo ambiente di collocazione. E anche se, in realtà, in 'C'era un cinese in coma' non appare mai una vera e propria critica al cabaret in se stesso, ma bensì a ciò che il successo in questo campo può comportare, Carlo non rinuncia a danzare sui suoi soliti ritmi candenzati, rendendo il film un'amara commedia. La regia di Verdone, diventa in questo film un po' grezza, ma grazie allo sfavillante stile comico del grande attore romano, alcune pecche registiche sono supportate da un'abbondantemente buona recitazione, sia del romano che dei comprimari, Fiorello in primis. La trama, in sé e per sé non è delle più originali, il tutto sa di già visto, ma grazie ad un contorno decisamente interessante e intrigante, il tutto sembra brillare di nuova luce, e si digeriscono facilmente anche alcune trovate non proprio fantastiche, come l'inserimento come personaggio secondario, del pessimo mago Tiepolo, francamente evitabile. Alla catena di personaggi coatti e reali al massimo, Verdone aggiunge, Ercole Preziosi, impresario e agente di comici di basso successo. Quando in una esibizione un suo comico non si presenta, decide di fare esibire il suo autista, giovane sognatore, che vorrebbe diventare un grande comico. Presto detto, il successo è tanto immediato quanto inaspettato. Ma il giovane ragazzo, di nome Niky, non saprà gestire il successo e si farà rovinare, voltando perfino le spalle all'unico uomo che gli avesse mai voluto bene, ovvero lo stesso Ercole. Interessante lo stile di comicità di Niky: definita da Ercole(Verdone) nel film come 'sexy commedia', consiste in battute brillanti e divertenti in ambito sessuale, condite da rappresentazioni quasi teatrali e improvvisazioni deliranti. Parallelamente alla carriera di Niky, Ercole deve gestire anche il proprio matrimonio, in crisi, e sua figlia. Quando le due cose si incroceranno, Ercole sarà costretto ad un gesto decisivo. 'C'era un cinese in coma', è un film verdoniano in tutto e per tutto, poiché ha in sé tutti gli elementi che hanno reso celebre il comico romano in passato. Ma guarda anche al moderno, nonostante sia nostalgico per i tempi del cabaret del passato. Ma soprattutto è una strutturata lezione di vita, sotto forma di spettacolo: non tradire chi ha creduto in te, sarà una lezione vecchia, ma probabilmente ancora l'hanno imparata davvero in pochi. E si assiste così da una parte alla parabola discendente di Ercole, e dall'altra parte a quella crescente di Niky, in popolarità, ragazze, successo e attività economica. Ma il finale del film, inverte le due cose. Il fuoco serve a Verdone, come una specie di redenzione: làddove, il comico perde tutta la sua 'faccia tosta', il manager fallito riconquista la sua vita di prima, sua moglie e tutto il suo mondo, senza più pressioni del genere. Film non apprezzato dalla critica, poiché considerato ripetitivo e dal messaggio ristretto, in realtà è un film estremamente interessanti, quasi una lezione di comicità, e nonostante tutto incredibilmente malinconico e amaro. Nel constatare quanto il cinema di Verdone si sia evoluto nel corso del tempo, ci sono le sue solite macchiette, i discorsi sullo stile, sulla classe, e i discorsi del tipo 'la famiglia è il miglior premio per il comico'. Con questo non voglio intendere che il Verdone moderno sia migliore di quello del passato, eh. Anzi. Per concludere, il titolo del film fa riferimento ad una battuta raccontata all'inizio da Niky ad Ercole, quando il prima faceva ancora l'autista. Verdone alla fine del film la racconterà agli spettatori, con una malinconia incredibile, con un gesto finale inequivocabile. In Italia abbiamo ancora un grande comico, un grande attore, un grande artista. Teniamocelo più stretto possibile.
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