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Verginità

Regia di Leonardo De Mitri vedi scheda film

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La recensione su Verginità

di mm40
3 stelle

Una ragazza di provincia si affaccia sulla vita di città, speranzosa di partecipare a un concorso di bellezza. Finisce tra le mani di un losco maneggione che, dietro le eleganti apparenze, gestisce un giro di prostituzione.

Verginità fisica, certo, ma soprattutto mentale, è la prerogativa che contraddistingue la protagonista di questa pellicola, Gina; il titolo può sembrare sorprendente per il 1951, ma difficilmente all'epoca si potevano considerare in prima battuta i relativi doppisensi scabrosi: la giovane sprovveduta di provincia, col suo carico di sogni e speranze, è vergine di esperienze e soprattutto di malizie, di modo che finisce con il ritrovarsi nella peggior situazione immaginabile senza neppure averlo immaginato per un attimo. Opera seconda di Leonardo De Mitri dietro la macchina da presa, ma prima in solitaria (Angelo tra la folla, dell'anno precedente, era co-diretto con Francesco De Robertis), questo film è in fin dei conti un modesto fotoromanzo per il grande schermo e si basa su una non troppo fantasiosa sceneggiatura di Giorgio Prosperi, Turi Vasile, Diego Fabbri e dello stesso De Mitri. La messa in scena è pulita, la narrazione sufficientemente sciolta, ma gli argomenti non si spingono mai più di tanto 'oltre', come è naturale che sia per l'anno in cui il film viene prodotto; fra gli attori: Irene Genna, Eleonora Rossi Drago, Arnoldo Foà, Giovanna Galletti, Otello Toso, Tamara Lees, Franca Marzi e Checco Durante. 3,5/10.

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