Regia di Rachid Benhadj vedi scheda film
Stupro etnico, pratica feroce comune alle guerre tra opposti nazionalismi. La ferita balcanica in questo senso brucia ancora, ma il regista algerino Rachid Benhadj deve avere negli occhi orrori ben più connaturati alla sua terra. “Mirka” nasce con le migliori intenzioni: un figlio di nessuno vive in una comunità sconvolta dal conflitto e trova la madre, violentata ancora ragazzina. Le intenzioni si trasformano in imbarazzo di fronte alla messinscena: inutilmente ridondante, con una regia a casaccio e ruoli appiccicati ad attori senza il senso del ridicolo (Redgrave e Depardieu toccano livelli bassissimi). Ma il peggio è la fotografia di Vittorio Storaro, limpido esempio di cosa bisogna fare per uccidere un film.
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