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La nave sepolta

Regia di Simon Stone vedi scheda film

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La recensione su La nave sepolta

di alan smithee
6 stelle

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Verso la fine degli anni '30, una giovane vedova appassionata come il defunto marito di ricerche archeologiche, ritiene che una parte del terreno complessivamente pianeggiante, ma con al centro alcune strane ed innaturali piccole formazioni collinose, che cinge la sua nobile proprietà immobiliare, contenga dei reperti archeologici che potrebbero nascondere opere di valore.

Per questo la donna, cagionevole di salute e quindi impossibilitata a prendere parte come vorrebbe ai lavori di ricerca, si convince ad assumere un silenzioso ma esperto archeologo fattosi da sé, che poco per volta si appresterà a dare alla luce un scoperta eccezionale.

Sospettosi del fatto che l'uomo è quasi un autodidatta, gli esperti del British Museum faranno presto accesso al sito, mostrandosi tuttavia piuttosto freddi ed arroganti con lo scopritore, e soprattutto arrogandosi diritti di prelazione sul ritrovamento del tutto arbitrari.

Man mano che quel singolare, ciclopico "tesoro" viene a manifestarsi, si definiscono anche le sfaccettature caratteriali non soltanto dei due protagonisti (ovvero la delicata e sensibile vedova e il suo fedele e leale aiutante), bensì anche di alcuni degli elementi inviati dal celebre museo londinese, con l'intento di accaparrarsi l'opera.

Trattasi dell'opera terza di un giovane regista ed attore anche teatrale di nome Simon Stone, questa sorta di pamphlet contro l'opportunismo accademico di chi pensa di avere la scienza tra le sue mani, ed invece poi si vede costretto a scendere a patti contro le volontà ferree che producono miracoli e concretezza di risultati.

La nave sepolta si rivela un film solido, girato in modo classico, proteso a valorizzare la bella alchimia che si crea tra i due interessanti ed apparentemente così distanti protagonisti, a cui sia l'eterea Carey Mulligan, sia il taurino e coerentemente irrigidito Ralph Fiennes, forniscono una interessante sfaccettatura, soprattutto per quello che i rispettivi personaggi non dicono, ma sentono e percepiscono.

Meno convincenti sono tutti gli altri ruoli da comprimari, affidati anche ad interpreti lodevoli come Lily James o Ben Chaplin, coppia scoppiata sul nascere per innate incompatibilità naturali, ma afflitti da crucci o problematiche che esulano completamene dal contesto e dalla specifica situazione che la vicenda così risolutamente si prefigge di seguire.    

 

 

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