Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Biografia romanzata dei tre fratelli De Filippo: Eduardo, Titina e Peppino. Figli illegittimi del grande commediografo e attore Eduardo Scarpetta, vissero un'infanzia decisamente difficile e non vennero mai riconosciuti ufficialmente dal padre; divenuti adulti, però, seppero dimostrare un innegabile talento verso il teatro, unica vera eredità lasciata loro da Scarpetta.
Questo film è una sorta di spinoff di Qui rido io, di Mario Martone, uscito pochi mesi prima: se quello raccontava la storia di Eduardo Scarpetta, nella cui ombra crebbero Eduardo, Titina e Peppino De Filippo, qui si mettono in scena le vicende umane e artistiche di questi ultimi tre, ben dettagliando il complesso rapporto con il padre che mai li riconobbe. Sergio Rubini torna alla regia a due anni di distanza da Il grande spirito (2019) e lo fa con una produzione cui partecipa anche la Rai, da sempre attenta alle opere dei De Filippo, che ha trasmesso il film a pochi giorni dalla sua distribuzione in sala. Sostanzialmente un lavoro ben assestato, dalla narrazione equilibrata, con una regia pulita e un cast convincente; la mano della sceneggiatura (Rubini, Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini) non è eccessivamente calcata sul lato patetico della storia, sebbene non sia esente dal drammatizzare qua e là per le cosiddette 'esigenze di copione'. Nel cast i ruoli centrali sono affidati a Mario Autore, Anna Ferraioli Ravel e Domenico Pinelli, nomi poco noti ma volti funzionanti, mentre gli interpreti più famosi occupano le parti di contorno: Biagio Izzo, Marisa Laurito, Giovanni Esposito, ma soprattutto Giancarlo Giannini che veste i panni di Scarpetta, non facendo rimpiangere l'istrionismo di Toni Servillo nel medesimo ruolo in Qui rido io. Visione gradevole, le due ore e un quarto di durata reggono bene. 6/10.
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