Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Ottimo biopic sulla vita di Edoardo De Filippo e dei suoi fratelli. Cast prestigioso e assolutamente in parte
I Fratelli De Filippo, il film di Rubini, ci consegna la storia dei famosi tre fratelli ed è un toccante e a tratti commovente ritratto di famiglia, che ci porta in una Napoli di inizio Novecento, dove seguiamo le vite avvincenti di due famiglie di artisti, intrecciate fra loro: gli Scarpetta e i De Filippo. I tre fratelli, figli naturali mai riconosciuti di Edoardo Scarpetta, alias Giancarlo Giannini, nati da una relazione con la nipote, la bella e giovane Luisa De Filippo, infatti fino alla maggiore età erano convinti che Edoardo Scarpetta fosse il loro zio; una sorta di capo-tribù, o padre-padrone, con tante amanti e tanti figli, un totem sacro, idolatrato dal pubblico, soprattutto quello partenopeo, autore di un teatro dialettale, che tanto somigliava alle pochade francesi. Grande artista, ma piccolo uomo nel privato, egocentrico e megalomane, si pensi alla sua casa in via Palizzi a Napoli, dove sulla parete a caratteri cubitali, aveva fatto apporre la scritta” Qui rido io”; aveva attenzioni solo per i figli legittimi, ma era severo e intransigente con i tre De Filippo, che spesso da lui ricevevano solo improperi e sberle. Alla sua morte peraltro, furono defraudati dei pochi soldi, che comunque il padre aveva destinato loro, dai fratellastri e dalla moglie, costretti perfino a lasciare la casa paterna, si ritrovarono a vivere nella miseria più nera. Ovviamente la povertà è una stimmata, che rende tutto complicato e certo non aiuta i rapporti familiari, quindi insorsero dissapori, litigi e risentimenti. Vincenzo Scarpetta, non ereditò il talento del padre, ma solo la sua protervia, e la fortuna economica, pretese che i fratellastri lavorassero per lui, ma sempre nel nome degli Scarpetta, tuttavia la sua stella si stava esaurendo, il suo teatro stava diventando obsoleto, segnando il passo, mentre i De Filippo erano proiettati nel futuro del teatro dialettale e su questo Scarpetta Senior, era stato lungimirante,aveva capito che Eduardo aveva il “quid in più” ,era uno studioso e intellettuale, ammirava Pirandello e scriveva testi teatrali, aveva il talento, uno straordinario talento; Peppino possedeva una naturale verve comica, ma viveva da sempre all’ombra del fratello provando per lui sentimenti contrastanti, e poi c'era la brava e volitiva Titina, che amava i suoi fratelli incondizionatamente, facendo da collante, cercando di mantenerli in armonia. Cosi dopo tante vicissitudini e umiliazioni e ad onta di ogni difficoltà, finirono perfino col chiedere soldi ad una strozzina, si affrancarono da questo cognome “scomodo”, creando finalmente la loro compagnia, che presentò “Natale in casa Cupiello” riscuotendo un successo senza precedenti. Il film è un colorito e sincero affresco sul mondo del teatro, sulla passione che spinge ad intraprendere strade difficili, sull’arte di mischiarsi al popolo per catturarne le voci, gli umori, i suoni, le sue espressioni, la sua vita, per trasferirle sul palcoscenico, perché come diceva Totò” Napoli è un teatro a cielo aperto”. Rubini mette in scena un lavoro biografico, prendendosi innumerevoli licenze, ma comunque consegnando una storia credibile, grazie anche ad un parterre di attori strepitosi, girando un film comunque sobrio lavorando in sottrazione; tutto è al servizio della storia e degli attori, tutti in parte, il regista rende omaggio al teatro di Eduardo, ma soprattutto ai tre fratelli uniti dall’amore e divisi poi dall’arte; Il film è lungo e ci sono “ridondanze” tuttavia è una prova cinematografica più che positiva: è giusto ed istruttivo, raccontare soprattutto ai giovani che non l’hanno conosciuto, un personaggio straordinario, dallo spessore artistico incommensurabile.
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