Regia di Mark Tonderai vedi scheda film
"Non è vero ma ci credo", potrebbe essere il motto di "Spell", l'ennesimo horror a base di bambole hoodoo, definite in gergo boogity. Girato dal valido regista di colore Mark Tonderai, è un'opera in buona parte fedele alla cultura magica che (soprav)vive irrazionalmente nel cuore dell'Appalachia.
Marquis (Omari Hardwick), dopo un'infanzia travagliata a causa di un padre prepotente, si è costruito una nuova vita lontano da casa. Nonostante il difficile passato si è affermato economicamente e vive con la moglie Veora (Lorraine Burroughs) e i due figli Tydon (Kalifa Burton) e Samsara (Hannah Gonera). Quando riceve la notizia del decesso paterno, con l'intera famiglia si mette in viaggio utilizzando un piccolo aereo privato, per raggiungere il paese natìo, sperduto tra i monti dell'Appalachia. A causa di una tempesta, l'aereo precipita. Marquis riprende i sensi in un letto: è stato soccorso da Eloise (Loretta Devine), una donna ossessionata da riti magici. Sin da subito Marquis intuisce di essere in pericolo. Angosciato per la sorte dei familiari, dei quali non ha alcuna notizia, l'uomo tenta in tutti i modi di fuggire ma Eloise - aiutata dai suoi parenti - lo tiene prigioniero, facendo uso di un "boogity", tipico pupazzo con sembianze umane (della vittima presa di mira) caratteristico dei rituali hoodoo. Marquis ha capito di essere destinato ad un rito magico che Eloise intende celebrare in occasione di una imminente eclissi lunare.
Se fosse stato prodotto e girato negli Anni '70, Spell sarebbe rientrato nella corrente cinematografica nota come "Blackploitation", ossia pellicole pensate e girate da (e per) persone di colore. In realtà lo script è opera di Kurt Wimmer (produttore, sceneggiatore e regista con in curriculum film tipo Equilibrium, Atto di forza e Giustizia privata). Mentre la regia decisamente ispirata è opera di Mark Tonderai, già autore degli interessanti Hush - Panico (2008) e Hates - House at the end of the street (2012). Premessa non da poco, dato che può in parte chiarire l'ottima confezione di Spell.
Film con una storia in parte scontata (sul tema hoodoo si era pronunciato nel 2005 anche Iain Softley, con The skeleton key), privo di effetti splatter (ma la disturbante sequenza di una lunga punta infilata in un piede fa la sua impressione), girato a Città del Capo (Sud Africa) con molta tecnica e facendo uso di coinvolgenti movimenti di steadycam (di forte impatto, tra le tante, l'intera sequenza che vede Marquis muoversi sui tetti nel vano tentativo di fuggire). Questo particolare elemento, ossia della pregiata configurazione estetica, aggiunto alle credibili interpretazioni, mantiene incollati davanti allo schermo senza che mai venga meno l'interesse per i personaggi. Nel rispetto del titolo, dunque, un "incantesimo" in buona parte riuscito, che perde punti solo sul finale a causa di una svolta banale, routinaria e conservatrice.
"Solo per un mago il mondo è per sempre fluido, infinitamente mutabile ed eternamente nuovo. Solo lui conosce il segreto del cambiamento, solo lui sa veramente che tutte le cose sono accovacciate nel desiderio di diventare qualcosa di diverso, ed è proprio da questa tensione universale che egli trae il suo potere." (Peter S. Beagle)
Trailer
F.P. 25/11/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 91'25") / Data del rilascio mondiale (in streaming): 30/10/2020
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