Regia di Mario Amendola, Ruggero Maccari vedi scheda film
Fra il 1952 e il 1954 Amendola e Maccari scrissero e diressero quattro pellicole, tutte dello spessore - non eccelso - di questo Tallone d'Achille, che è il primo titolo del poker. Ritmo vivace e un protagonista dalla verve eccezionale come Tino Scotti (forse esageratamente sopra le righe per il cinema: dove infatti non ebbe molti ruoli da protagonista), circondato da una salva di volti tutti degni di nota: dal co-protagonista Paolo Stoppa a caratteristi sempre affidabili del calibro di Aroldo Tieri, Marisa Merlini, Luigi Pavese e con la comparsata del pugile Primo Carnera nei panni di sè stesso. Una storia comica, leggera e a tratti surreale è il terreno migliore per sbrigliare il brioso Scotti, perfettamente a suo agio nei panni di un cavaliere sgangherato, personaggio tipico del suo repertorio (basti pensare, sempre in ambito cinematografico, al di poco precedente E' arrivato il cavaliere, di Steno/Monicelli). Montaggio di Nino Baragli, musiche di Tarcisio Fusco, fratello del più noto Giovanni (Hiroshima mon amour, I delfini, Gli indifferenti, ma soprattutto noto per il lungo sodalizio con Michelangelo Antonioni). Prodotto senza grandi ambizioni, ma ben confezionato entro i suoi limiti e capace di strappare ancora oggi qualche risatina spensierata. 4/10.
Per un milione di lire, il fallito cavalier Rosso accetta di differire di una settimana il suo suicidio, in tempo per far scattare il premio di un'assicurazione sulla vita precedentemente firmata. Ma con quella cifra, Rosso trascorre una settimana di bagordi durante la quale un falso dottore lo convince di essere immortale come Achille.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta