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Fatman

Regia di Eshom Nelms, Ian Nelms vedi scheda film

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La recensione su Fatman

di alan smithee
3 stelle

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Tempi duri anche per babbo Natale. La sua professione, a quanto pare ormai quasi ufficializzata e sindacalizzata, è in crisi da tempo, legato come si ritrova l'uomo all'assegno sempre più ristretto che l'uomo riceve per organizzare l'invio dei doni ai bambini destinatari delle sue azioni, e l'uomo si ritrova, assieme alla sua devota compagna e collaboratrice (la brava e qui un po' imbarazzata Marianne Jean-Baptiste divenuta famosa nello splendido Segreti e Bugie di Mike Leigh del 1996), in evidenti ristrettezze economiche, oltre che - scoprirà sulla sua pelle - vittima di un complotto che lo vede come vittima designata al soldo di uno spietato ed assai professionale killer, ingaggiato per eliminarlo da un ricchissimo intelligentissimo e bimbo viziato, che non gli perdona il fatto di aver ricevuto in dono del carbone, al posto di ciò che più desiderava per la ricorrenza natalizia.

La verve noi dei fratelli Eshom e Ian Nelson, noti soprattutto per Small Town Crime, conferisce una certa originalità alla bizzarra commedia nera incentrata su una figura molto umana di Babbo Natale, reso per l'occasione da un Mel Gibson particolarmente attratto ultimamente da parti un po' da matto o bizzarro uomo anziano come ora appare senza alcuna necessità di intervento cosmetico.

E se il suo contraltare appare scelto alla perfezione in Walton Goggins, inquietante come sempre e pertinentissimo nei panni del killer organizzatissimo e serioso che ha solo un tallone d'Achille rappresentato dalla sua passione per un tenero criceto. ecco che Fatman si dimostra debole in sede di sceneggiatura, che pare procedere senza un minimo sindacale di ironia, quasi propenso a trasformare la folle vicenda in un racconto sbilanciato tra commedia e noir, in balia dell'estro un po' ricattatorio ed impegnativo delle due star sopra menzionate.

Anche la figura del bimbo ricco, viziato e cattivo dentro (interpretato dal giovane (Chance Hurstfield), appare banalizzata da una scrittura approssimativa piena di luoghi comuni, indecisa se puntare su siparietti satirici, o al contrario concentrarsi su una struttura noir e pulp, che finisce sempre per risultare trattenuta e soffocata da un impianto leggero che non sa decidere quale direzione intraprendere.

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