Regia di Andrew Thomas Hunt vedi scheda film
Dal produttore del poco esaltante Psycho Goreman (2020) un inclassificabile horror dalla trama impossibile, mal girato e peggio interpretato. (S)cult del cattivo gusto, che riesce a surclassare in bruttezza persino i più inguardabili film della Troma.
Quattro emancipate artiste, componenti la band musicale MS45, dopo aver provocato una rissa in un bar nel quale si ebiscono, finiscono sotto le attenzioni di Sam (Jason Rouse). Ossia, diventano soggetti ideali per entrare a far parte di un'arena - dislocata in un parco d'autodemolizione - nella quale spettacoli sanguinari vengono messi in scena per appagare una presunta divinità che garantisce benessere ai suoi adepti. Il padre di Sam, detto l'Imperatore (Julian Richings) è a capo della setta. Le ragazze, dopo essere state catturate, vengono sottoposte a una delicata operazione che prevede la rimozione di un arto da sostituire con una micidiale arma bellica, per rendere così più animati i loro combattimenti.
"Nell'antica Roma i gladiatori facevano un giuramento: 'Io sopporterò di essere bruciato, di essere legato e picchiato, per donare il mio sangue alla terra, così che il raccolto sia ricco.'" (L'Imperatore)
Dal produttore di Psycho Goreman (2020) c'era forse da attendersi un film serio e ben fatto? Dopo il poco apprezzato Sweet karma (2009), Andrew Thomas Hunt sente il bisogno di tornare dietro la macchina da presa. A nostro danno, che invece questo bisogno non lo sentivamo di certo. Ispirato dal nostro Lucio Fulci e dal ben migliore I guerrieri dell'anno 2072 (1984), Thomas Hunt si butta nel progetto anche come produttore, affidando la sceneggiatura a David Murdoch e Svet Rouskov. Si sviluppa così il progetto di Spare parts, un film al cui confronto i vecchi horror della "Troma" sembrano gioielli artistici di inestimabile valore. Tra parolacce, dialoghi inenarrabili e interpretazioni penose, va in scena la storia più assurda che ci si possa aspettare. Lo splatter, presente ma per nulla impressionante, dovrebbe essere l'elemento che attira l'attenzione. Perché altrimenti ogni altro argomento è tabù per gli autori. Femminismo, omosessualità, sfruttamento dei diversi: elementi che potevano essere sviluppati ma che invece rimangono sommersi dalla mediocrità di un racconto che delude sin dai primi minuti.
"Sei stata scelta per soddisfare gli dei"; "Potrai avere il cuore di un guerriero, ma hai la bocca di uno scaricatore di porto"; "Parli sempre come Thor, con il martello nel culo?": solo alcuni dei nobili dialoghi che vengono pronunciati con totale disinvoltura e certo menefreghismo da attori inconsapevoli di essere su un set. Allucinati nelle loro interpretazioni, probabilmente a causa di ruoli incomprensibili. Imbarazzanti le espressioni di Julian Richings, qui costretto a un ruolo da parodia involontaria, quello dell'Imperatore sanguinario ed esaltato. Non aiuta poi a migliorare la situazione il doppiaggio italiano, perché Spare parts è arrivato anche da noi, in streaming e home video. Se proprio Thomas Hunt deciderà di tornare a dirigere, speriamo solo che tardi almeno altri undici anni ...
"Il femminismo è la teoria, il lesbismo è la pratica." (Ti-Grace Atkinson)
Trailer
F.P. 18/03/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 91'14")
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