Regia di Pavel Khvaleev vedi scheda film
Quarta interessante regia del giovane cineasta russo Pavel Khvaleev, al servizio di un horror estremamente freddo e razionale nonostante l'insieme di elementi grafici (animazioni) dal taglio surrealista. Una versione ancora più gelida e glaciale di Martyrs, inserita in un contesto terroristico e da deep web.
Russia. Un ambasciatore esce miracolosamente illeso da un attentato. Poco dopo, la giovane insegnante d'inglese Mila (Polina Davydova), viene rapita e tenuta prigioniera in un tetro magazzino. Sulla ragazza agisce un uomo con volto incappucciato, mentre gli amministratori di un sito illegale aprono una sadica chat destinata all'anonimo pubblico pagante che fruisce del "servizio" con browser anonimo, assistendo alle interminabili sevizie psicologiche cui Mila è costretta. Il primo e inderogabile punto di un'allucinante decalogo consiste nell'impedirle di prendere sonno, evitando di farla dormire. Nell'arco della giornata la ragazza è sottoposta ad angoscianti torture (viene persino rinchiusa in una cassa di legno con dei topi), quiz allucinanti ed è anche inerme testimone di un omicidio compiuto sotto i suoi occhi. Per dieci lunghissimi giorni Mila è costretta a subire un cinico e spietato trattamento, la cui finalità è quella dell'imprint psicologico, effettuato gradualmente a causa di un visore che le impone lunghe sessioni di realtà virtuale durante la quale immagini deformate e allucinanti alterano il suo pensiero. Prima di essere rilasciata in libertà, per poi testare l'effetto del trattamento, Mila subisce anche un'operazione al cervello.
La prima considerazione che viene da fare, trattandosi non a caso di un film russo, è quella sull'operato "scientifico" di Ivan Pavlov e degli esperimenti su animali mirati a studiare il riflesso incondizionato. Perché quello sembra essere il leit motiv di Sleepless beauty, sorta di Arancia meccanica (il visore ricorda analogo trattamento, con finalità però opposta, subìto da Alex DeLarge nel film di Kubrick) in versione aggiornata ai tempi del web. Opera oltraggiosa e accostabile anche a Martyrs (2008) di Pascal Laugier, nonché frutto del buon lavoro di Pavel Khvaleev, giovane cineasta (classe 1984) nato a Naberezhnie Chelni. Fondatore, assieme al fratello, del gruppo musicale "Moonbeam" e celebre Dj entrato nella lista di Dj Magazine come uno tra i migliori 100 al mondo. L'esordio in regia risale al 2012 con il ben accolto The random al quale seguono l'altrettanto premiato III - Il rituale (2015) e il meno riuscito Involution (2018). Tre titoli di certo peso che anticipano - e possono anche indurre in buone attese - questo Sleepless beauty (in originale, Ya ne splyu), angosciante lungometraggio sceneggiato da Aleksandra Khvaleeva e interpretato dalla bravissima Polina Davydova, bella e interessante attrice costretta ad un tour de force fisiologico di certo peso.
Il soggetto, tutto sommato striminzito, punta sul mistero e sul movente che sta dietro all'allucinante deprivazione (del sonno) cui va incontro la protagonista. Percorrendo due binari, ossia quello del deep - o dark - web e del complotto terroristico, Khvaleev punta a realizzare un film visivamente angosciante, facendo anche ricorso a unici e originali segmenti di animazione che ricordano molto l'universo macabro e demoniaco di H.R.Giger. Ne esce un film maturo e d'impatto, con almeno due o tre momenti che restano bene impressi, che sembra addirittura sfiorare elementi satanici nella rappresentazione (virtuale) costituita da una sequenza animata veramente impressionante e criptica: che parte dal volto, in primo piano, della protagonista e corre spedita verso il territorio visionario e allucinato dell'occulto e misterioso mondo delle tenebre. Si assiste a strani e quasi subliminali suicidi (sotto un treno, in caduta da un palazzo), immersi in una rappresentazione distorta della realtà (con ignoti volti e corpi caricaturali in progressiva metamorfosi) e del sesso. Sleepless beauty è un film che non conosce mezze misure e che crudamente racconta una storia di sangue e morte, pilotata senza freni da una mente perversa e dissacrante. E c'è da scommettere che quando verrà rilasciato (per ora è uscito ufficialmente solo in Polonia e Olanda) non andrà incontro a pareri intermedi, essendo il classico film che saprà dividere il pubblico orientandolo verso due poli opposti di valutazione.
"Non bisogna perdersi entrando
in una porta girevole,
ma diffidare di tutti i riflessi,
e non credere a qualcosa solo perché
l’immagine sembra vera."
(Amalia Bautista)
Morpheus (soundtrack)
Trailer
F.P. 25/02/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 83'56")
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