Regia di Daniele D'Anza vedi scheda film
Il commissario Barlach deve essere operato urgentemente al fegato; si affida al rinomato dottor Emmenberger, nonostante su quest’ultimo si stenda l’ombra di un inquietante sospetto: quello di aver collaborato con i nazisti.
Tradurre per immagini l’affilata ironia delle pagine di Friedrich Durrenmatt è una bella scommessa; d’altronde in quello stesso 1972 Ettore Scola aveva compiuto un ottimo lavoro con La panne. Una storia ancora possibile (reintitolato per il cinema La più bella serata della mia vita). Daniele D’Anza nel frattempo, regista televisivo di notevole esperienza soprattutto nel campo delle trasposizioni letterarie sul piccolo schermo, tenta il colpo doppio realizzando per la Rai questo Il sospetto e, contemporaneamente, Il giudice e il suo boia, tratti entrambi da opere dello scrittore svizzero. Va immediatamente rilevato che si tratta di film televisivi e pertanto, seguendo gli standard dell’epoca, a basso budget e con pretese estetiche minimali: bianco e nero, scenografie e costumi sostanzialmente teatrali, luci palesemente di studio di registrazione (ove si svolge la maggior parte della trama), azione ridotta al minimo e dialoghi preponderanti. Detto ciò, Il sospetto è nel suo contesto un validissimo lavoro che sfoggia un cast di indubbio appeal (i principali interpreti sono Paolo Stoppa, Ferruccio De Ceresa, Mario Carotenuto, Adolfo Celi, Franco Volpi e Olga Gherardi) con una sceneggiatura firmata da Diego Fabbri e la mano salda di D’Anza dietro la macchina da presa – ma al di là dei citati limiti produttivi, va anche riscontrata una durata forse un po’ eccessiva, vale a dire due ore e mezza circa, dovuta alla necessità di riempire due prime serate. 4/10.
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