Regia di John Frankenheimer vedi scheda film
Una trasferta franco italiana di uno dei miei registi preferiti americani; una trasferta inadeguata su un tema lontanissimo dal pensiero del regista, ma che evidentemente in quel momento gli serviva anche per ragioni economico, pur immaginando che da un un che pretenziosamente cavalcava l'intellettualismo si poteva ricavare ben poco, ma erano gli anni '70, e fortunatamente,ancora si potevano sperimentare territori diversi. Da un romanzo di Nicholas Mosley e sceneggiato da lui stesso, forte della sua collaborazione precedente con Losey, aveva dato un'idea di cinema che lui stesso non sapeva gestire, avendo qui altra collaborazione. Rimane un tema disordinato che i flash- back contribuiscono a sottolinearlo ancora di più, gli attori non riescono a stare dietro a sceneggiatura e regia ed il tutto rimane così nella punta della penna e della noia.
Claude Renoir fa un bel lavoro di fotografia, ed in special modo la scena drammatica della morte della figlia, ma il resto del film è assolutamente dimenticabile.
Una stroia non molto originale, ma che se sceneggiata meglio poteva rendere molto di più
Legrand fa del suo meglio e fa un lavoro nel suo stile
Evidentemente è proprio un pesce fuor d'acqua e lo dimostra in ogni suo movimento
Si dà da afre in assoluto, ma non si sa perché lo fa
Era nel pieno ritorno dei suoi film di successo: Il Conformista e Il Giardino dei Finzi e Contini, ma già voleva cambiare rotta al suo fisico e alla sua immagine, sbagliando in pieno e capendo che il pubblico era riamsto estasiato dalla sua presenza come tale. Qui ha anche la sfortuna di inciampare in un film sbagliato
Siamo in coproduzione ed i francesi con lei andavano sul sicuro scegliendola, ma il ruolo è troppo breve per incidere più di quel tanto.
Il ruolo del marito, fiacco ancora di più del ruolo
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