Regia di Gualtiero Jacopetti, Franco Prosperi vedi scheda film
E' probabile che Jacopetti & Prosperi, con questo lavoro, intendessero stigmatizzare i luoghi comuni contro le persone di colore, ma nei fatti - purtroppo - Addio zio Tom è semplicemente un film razzista e pure in maniera profonda, radicata, irrimediabile. Per due ore e un quarto (!) infatti non si fa altro che sostenere e ripetere che i negri (d'altronde nel 1971 questo termine era ancora innocente, lungi dalle ipocrisie degli anni '80) puzzano, non soffrono il dolore come i bianchi e non sanno realmente soddisfare le loro donne. E si potrebbe andare avanti ancora a lungo, se ne valesse la pena: ma ovviamente non ha senso proseguire nella scia di banalità e sciocchezze propinate da questa pellicola, che costituisce a suo modo un 'pezzo unico' all'interno del filone mondo movie: non si scaglia infatti contro una nazione in particolare, contro una cultura o contro un popolo, bensì contro un'intera parte dell'umanità, quella nera. Pertanto è fuori discussione che si tratti di un film razzista (nel senso che lo è, senza bisogno di aprire un dibattito sulla questione), ma l'atteggiamento sarcastico e certe esagerazioni fanno ben sperare in una presupposta ironia di fondo da parte degli autori (anche sceneggiatori), probabilmente interessati più a stuzzicare il razzismo latente degli spettatori che a sviscerare il loro personale, come invece finiscono per fare. Già nel 1966 la coppia di documentaristi si era occupata del continente nero con Africa addio, ma questa volta il prodotto vira in maniera decisa verso la fiction, proponendo una (del tutto opinabile, si intende) ricostruzione storica al posto del solito excursus socio-geografico-antropologico. E quindi i fatti narrati, proprio perchè messi in scena appositamente, di sana pianta, sono doppiamente gravi. Il mezzo voto in più è tutto guadagnato dall'ennesima trascinante colonna sonora di Riz Ortolani. 1,5/10.
Dalla tratta dei neri ai giorni nostri, una ricostruzione delle vicissitudini che hanno vissuto i neri d'America.
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