Regia di Rodrigo Fiallega vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - SELEZIONE UFFICIALE
Martijn vive in una cittadina messicana, ma i suoi piacevoli tratti di affascinante cinquantenne dalla pelle e capello chiaro, tradiscono lontane origini europee inequivocabili.
Tutto funzionava per il meglio, per Martijn, essendosi integrato perfettamente nella comunità he lo ha accolto, sposando una bella donna che poi gli ha dato la gioia di due figli.
Il maschio, però fu vittima, nel recento passato, di un incidente colposo in cui perse la vita ad opera di un terzo impegnato in un'azione imprudente. Il responsabile di questa disgrazia, che procura a Martijn conseguenze nefaste sia fisicamente, sia psicologicamente, non viene riconosciuto tuttavia come condannabile per omicidio volontario, e pochi mesi dopo la reclusione, viene rilasciato in completa libertà.
La circostanza risulta fatale per il pacifico uomo che, posseduto da un irrefrenabile sentimento di vendetta, si arma per procurarsi giustizia da solo.
Raccontato cosi, Ricochet - titolo che si riferisce alla traiettoria imprevedibile del proiettile rimbalzante appena sparato, e quindi fuori controllo, probabile causa di morte del figlio, mai voluta chiarire nel film - pare un action con protagonista Stallone. Al contrario il suo regista, Rodrigo Fiallega, qui al suo esordio nel lungometraggio, rifugge ogni tentazione arditamente narrativa per concentrarsi sul suo splendido personaggio, assorto da un dolore così interiore e coltivato privatamente, che pure lo spettatore, privilegiato a percepirne gli anfratti più reconditi e privati, stenta egli stesso a decifrarne l'intensità e la struggente enfasi che ne anima, anzi incendia le viscere.
Solo nel finale la vendetta si trasformerà in qualcosa di esplicito e brutale, come ogni sentimento di vendetta tipicamente concepito. Ricochet ha il merito di portare avanti la narrazione osservando un proprio stile scientemente assorto e privato, e si fa forza di un protagonista carismatico degno di un alternativo Robert Redford, somigliantissimo invero ancor più al Terence Hill di Trinità (anche nel vestire), ma in versione intimista e tutt'altro che scanzonata e comica.
Lo interpreta in modo sensibile e dignitoso l'attore Andrés Almeida.
Quasi un western sospeso e timido, riflessivo ed assorto, ove la vendetta a lungo premeditata induce a sperare sempre che possa essere sepolta da lungimiranza e buon senso, soprattutto in quanto proveniente da una persona mite, saggio padre di famiglia animato, fino a poco prima, da nobili sentimenti che solo la disgrazia ha saputo cancellare.
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