Regia di Giulio Questi vedi scheda film
Francesca, profondamente depressa, è in cura da una psichiatra per superare la relazione con un uomo che, in passato, era stato anche con sua madre. Così come quest'ultima è morta in uno strano incidente, anche Francesca scompare in circostanze misteriose.
I limiti sono quelli di un prodotto televisivo, che pure nel 1990 non sono particolarmente stringenti: la confezione è sobria quanto basta, ma non trasandata, e la storia – pur trattandosi di un thriller psicologico – si mantiene abbastanza lineare per tutta la durata del lavoro, senza sfoggiare personaggi troppo complessi o affondare in argomenti eccessivamente morbosi. In tale contesto un autore peculiare come Giulio Questi, mai banale neppure quando gira per la tv di Stato, riesce a mettere in piedi un’opera dalla discreta personalità come è questo Non aprire all’uomo nero, un film destinato al grande pubblico, ma comunque non privo di ‘spigoli’, non così semplice come potrebbe in partenza apparire. Nel cast i nomi di rilievo si alternano ad altri meno noti: Aurore Clement, Claudia Muzii, Giuliano Gemma, Renato Cecchetto e Carla Cassola occupano i ruoli principali; la sceneggiatura reca le firme del regista e di David Grieco. Il successivo lavoro di Questi (in realtà girato prima di Non aprire all’uomo nero, e rimasto fermo per qualche tempo) sarà di nuovo destinato al piccolo schermo, cambiando però sponda: Il segno del comando (1992) segnerà infatti il suo approdo in Fininvest (poi Mediaset). 4,5/10.
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