Regia di Alejandro Fadel vedi scheda film
TFF 38 - LE STANZE DI ROL
Montagne dalle vette innevate, paesaggi meravigliosi ma ostili alla vita.
C'è un uomo all'orizzonte, immerso in un faticoso percorso di neve. Anzi non uno, bensì 3 individui, a veder bene.
Si muovono piano lungo un interminabile piano sequenza che ce li mostra in avvicinamento, e attraverso il quale intravediamo che le tre figure portano delle tute e dei caschi che potrebbero identificarli come astronauti, extraterrestri, o semplici motociclisti (posto che, qualora fosse suffragata l'ultima ipotesi, verrebbe da chiedersi cosa ci fanno in cima ad una montagna, in mezzo ad una bufera.
Non ci si aspettino svolte narrative o particolari utili per comprendere alcunché, in quest'ultima opera, assai affascinante ma non meno ostile del clima che accoglie quei tre esseri sperduti provenienti chissà da dove, che segna il ritorno del notevole regista argentino Alejandro Fadel, apprezzato assai per i suoi non meno inquietanti Los salvajes (2012- Semaine del la Critique a Cannes 2012) e Murder me, monster (visto al Certain Regard di Cannes 71, nel 2018).
La natura detta regole invalicabili anche per chi pare riuscire a sopravvivere a quella rigidità climatica che imporrebbe assenze di vita umana o similare, anche qualora gli esseri siano in grado di sdoppiarsi o moltiplicarsi per tentare di aumentare le probabilità di sopravvivenza, anche quando l'ostacolo pare insormontabile.
Girato tra le affascinanti e proibitive alture della Cordigliera delle Ande, il film dalal fotografia agranata ma non per questo meno suggestiva, rende ancor più inquietante ed assieme affascinante l'aurea di questo regista coraggioso ed anticonformista, in grado di portare avanti nuovi linguaggi del tutto insoliti ed audaci, controcorrente e tutto fuorché indulgenti a favore di un approccio commerciale, senza lasciarsi per nulla influenzare da esigenze narrative che molta parte del pubblico considererebbe irrinunciabili ed esigerebbe senza transigere.
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