Regia di vedi scheda film
Opera imbarazzante di stigma sociale e politica che riesce nel solo intento di acuire le contrapposizioni ideologiche, ridicolizzando però più l'autore che le sue "vittime".
La tecnica di regia sembra irrisolta: realtà e finzione non si mescolano e non restano separate. Sembra, semplicemente, che ciascuna contamini l'altra. L'intera opera altro non è se non propaganda politica, volta a stigmatizzare una fazione e i suoi sostenitori, ridicolizzandoli. Al di là della presunzione dell'autore, che evidentemente si considera superiore a quelli che schernisce, ciò rappresenta un'operazione deprecabile che risulta nel bullismo, nell'invito a censurare chi la pensa diversamente e a sentirsi parte di un'èlite per il solo fatto di schierarsi da una parte anzichè dall'altra.
La "comicità" risente dell'impostazione, supponente e moralistica, del protagonista, tanto da risultare involontariamente grottesca: condurre una crociata moralizzatrice attraverso l'ostentazione dell'orrido, del rivoltante e del morboso è ridicolo.
Le poche situazioni genuinamente comiche sfumano rispetto al mare magnum di provocazioni (troppo) ostentate e finiscono per essere messe in dubbio per via della commistione tra finzione e realtà di cui sopra: i protagonisti sono consapevoli di essere ripresi, anche in auto, e sembra alquanto inverosimile che possano "abboccare" alle storie raccontate nel film.
Insomma, un'opera di propaganda che riesce nell'intento di acutizzare le contrapposizioni ideologiche e sociali, in una società e in un momento storico che certo non ne ha bisono. Una comicità oscena e grottesca, in totale antitesi con il perbenismo e il moralismo di fondo, tanto che il risultato - agli occhi dello spettatore di buonsenso - finisce per essere opposto, e quei "sempliciotti" derisi dall'"intellettuale" sembrano più innocenti, volenterosi e in buona fede.
Da evitare sotto ogni profilo.
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