Trama
Shauna, un'elegante architetta settantenne in pensione, incrocia la strada di Pierre, un dottore sulla quarantina che, felicemente sposato, le aveva già fatto un'ottima impressione quando lo vide per la prima volta brevemente quindici anni prima. Iniziando una relazione, Pierre vedrà la sua vita familiare complicarsi mentre Shauna rivivrà sentimenti che pensava appartenessero oramai al passato.
Curiosità
INTERVISTA ALLA REGISTA
The Young Lovers era originariamente un progetto di Sólveig Anspach, che lei ha preso in mano dopo la sua prematura scomparsa. Com'è stato il passaggio?
Conoscevo Sólveig, ci eravamo incontrare alla Festa del Cinema di Roma. Abbiamo trascorso tre giorni molto divertenti a Villa Medici e conservo un bel ricordo. Abbiamo avuto modo di apprezzare l'una il cinema dell'altra con quel misto di umorismo e serietà che si crea in determinati momenti. Ci vedevamo poi spesso, sapevo che era molto malata. Un giorno, ero al lavoro dentro a un bistrot e nel bar di fronte ho visto Sólveig, la sua cosceneggiatrice Agnès De Sacy e il produttore Patrick Sobelman: sono andata a salutarli e lì ho appreso che erano al loro primo incontro per The Young Lovers. Un anno dopo, però, Sólveig è morta. Mi apprestavo a lavorare anch'io con Agnés, pensavamo già a una sceneggiatura da scrivere insieme quando mi ha proposto di leggere il progetto, ancora incompiuto, che si era impegnata a scrivere con Sólveig: raccontava la storia d'amore che la madre della regista aveva tardivamente vissuto con un dottore molto più giovane di lei. La storia aveva talmente sconvolto Sólveig da volerne fare un film. Due giorni prima di morire, aveva fatto promettere ad Agnés di portare a compimento il progetto.
Come ha reagito alla proposta?
Era un bel fardello da portare. In un primo momento, ho pensato alle conseguenze e a tutte le difficoltà legate al sostituire Anspach. Nonostante tutto, ho accettato di leggere la sceneggiatura. Sono stata travolta dalle emozioni: nel raccontare la storia della madre, Sólveig ha parlato senza remore della sua stessa morte. Straziante. Da un punto di vista della sceneggiatura, avevo delle riserve: ho trovato, in effetti, il progetto troppo lugubre. Stavo per avere in figlio e vedevo tutto con gli occhi di chi è più che mai legato alla vita. Avevo intenzione di rinunciare al progetto ma a forza di parlarne con Agnès e Patrick ho cominciato a lavorarci. Tuttavia, prima di tuffarmi a capofitto nella realizzazione, c'è stato un ulteriore e fondamentale passo da compiere. Sólveig aveva una figlia ventenne, Clara. Sapevo che per lei l'idea che qualcuno continuasse l'opera della madre era doloroso. Ho deciso allora di parlarle. L'ho incontrata insieme ad Agnès (Sólveig era di sicuro da qualche parte, là, con noi) ed è stato tutto molto commovente. Volevo che Clara capisse che stavo per appropriarmi del film come quando un regista si ispira "liberamente" a un romanzo: il film avrebbe avuto la mia visione, sebbene restasse fedele allo spirito di Sólveig. Le ho chiesto non solo la sua approvazione ma anche (e soprattutto) la sua fiducia. Clara ricordava che la madre le aveva parlato di me in maniera carina, aveva visto i miei precedenti film e mi ha dato la sua approvazione... In quel momento, mi sono sentita libera.
Come si è relazionata quindi al progetto originale?
Ho mantenuto l'essenza del film, parte della sua trama, le caratteristiche di alcuni personaggi e diverse scene cruciali (come quella in cui Shauna non riesce a uscire dalla sua vasca o quella in cui la figlia capisce che la madre ha incontrato qualcuno). Abbiamo caratterizzato e sviluppato il personaggio di Georges, il miglior amico, e completamente riscritto quello di Jeanne, la moglie di Pierre. Infine, a seguito di un colloquio con Raphaële Moussafir, il cosceneggiatore dei miei precedenti fil, abbiamo immaginato il prologo, nel quale si seminano le basi della storia. Abbiamo anche dato maggior "luce" a tutto il film, privandolo di quelle atmosfere buie che lo permeavano.
Al di là del raccogliere l'eredità artistica di Anspach, cosa l'ha attirata della storia?
Sebbene ispirato alla madre di Sólveig, il personaggio di Shauna è più donne in una. Ha una parte di Sólveig, una di Agnès, una di Fanny Ardant che la interpreta e una di me... Shauna è la somma di tutte noi, che abbiamo in comune l'audacia di non sacrificare la nostra vita professionale per quella personale e l'ambizione di vivere le nostre passioni, tutte allo stesso tempo. E, in più, l'idea che l'amore possa irrompere nelle nostre vite a qualsiasi età mi ha colpito particolarmente. Più invecchio, più sento come se mi stessi liberando da un certo numero di barriere che vengono imposte nell'adolescenza o nei primi anni di vita adulta. Nonostante il tempo che passa e l'età che incombe c'è sempre qualcosa da scoprire o di nuovo all'orizzonte: è un tema che sento particolarmente. E poi, grazie ai suoi personaggi, The Young Lovers affronta argomenti che mi sono familiari: il rapporto genitore-figlio, le amicizia, la solitudine e il coraggio di vivere nonostante i nostri ostacoli esistenziali.
Trailer
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Commenti (1) vedi tutti
Un amore profondo quasi ossessivo, quanto particolare, che avrebbe potuto far deragliare la pellicola verso atmosfere bizzarre quanto psicotiche, viene invece mantenuto dalla buona regia della Tardieu all'interno dei binari di un pregevole dramma sentimentale (alla francese).
commento di bombo1