Regia di Carine Tardieu vedi scheda film
Che l’amore non abbia età ne tempo è una litania che ci sciorinano da sempre. Ma, quando accade tra una donna settantenne, nel pieno della sua libertà e un oncologo quarantenne, sposato e con prole, almeno per un attimo (e chi nega mente) la fronte si aggrotta. E non c’entra niente l’etica o piuttosto la morale ma semplicemente il modo in cui si decide di raccontarla, questa storia.
Shauna, una sempre straordinaria Fanny Ardant, ha settant’anni, è una donna raffinata e molto indipendente, ex architetto ora in pensione, da anni si è preclusa l’amore per preservare la propria libertà finché non ri-incontrerà Pierre amico medico del figlio di una sua cara amica scomparsa anni fa. I due restano coinvolti e affascinati l’uno dall’altra e pur tentando più volte di interrompere la loro relazione, finiscono sempre per il cercarsi ancora.
Con l’intento di non mancare di rispetto a nessuno, cercando di raccontare gli effetti di una relazione tra una donna di una certa età, che va ormai incontro a patologie e, per forza di cose, deve fare i conti con la morte, e un uomo sposato con prole e una carriera ben avviata, che si trascina dietro i dolori e le sofferenze delle persone che fino ad allora lo hanno avuto nella loro vita, Carine Tardieu perde di vista l’argomento più importante: l’amore.
Nelle scene iniziali in cui gli incontri tra i due sono furtivi e sporadici, la passione è tangibile e si percepisce anche quel sentimento nascente ma, quando la relazione si “stabilizza” diventando ufficiale, il fascino che sembrava possedere innato, svanisce e, per la restante metà della visione, non facciamo altro che assistere al racconto di una relazione con i suoi prevedibili alti e bassi che ci trasporta ad un finale non prevedibile fino in fondo quanto sperato.
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